lunedì 8 giugno 2020

La donna nella storia n.3

Eleonora Duse
di Aimè Dupont
foto da wikipedia.org



Nel 1912 alcuni deputati italiani propongono di concedere il voto alle donne, il primo ministro Giovanni Giolitti però vi si oppose strenuamente definendolo "un salto nel buio", la questione venne accantonata.
Nel campo della cultura, tra le donne più famose del Regno d'Italia, ci sono le attrici Eleonora Duse e Francesca Bertini, le scrittrici Matilde Serao, Sibilla Aleramo, Ada Negri e Grazia Deledda (Premio Nobel nel 1926), il soprano Lina Cavalieri e la pedagogista Maria Montessori.
Con la I guerra mondiale i posti di lavoro persi dagli uomini chiamati al fronte vennero occupati dalle donne nei campi, nelle fabbriche e nella pubblica amministrazione. Il loro enorme contributo alla causa bellica fa emanare una legge nel 1919 che abolisce l'autorizzazione maritale e autorizza le donne a entrare in tutti i pubblici uffici tranne che nella magistratura, nella politica e nell'esercito.
Il nascente movimento fascista inizialmente ha un atteggiamento ambiguo, da un lato si dichiara favorevole al voto delle donne, dall'altro appoggia, anche con azioni squadristiche, le proteste verso le donne lavoratrici accusate di togliere il lavoro ai reduci.



 Grazia Deledda (prima del 1936)



Con l'instaurazione del regime fascista i diritti delle donne subiscono una battuta d'arresto, l'ideologia fascista vede nella procreazione il dovere primario della donna, una serie di leggi mirano a costringere le donne italiane nuovamente ed esclusivamente al ruolo di mogli e madri. E' vietato insegnare nei licei ma l'esclusiva dell'insegnamento femminile è negli istituti magistrali, il codice di famiglia pone le donne in uno stato di totale sudditanza di fronte al marito, nel Codice Penale fu prevista la riduzione di 1/3 della pena per chiunque uccidesse la moglie, la figlia o la sorella per difendere l'onore suo o della famiglia.
Si considerava "contro natura" ogni idea di parità fra i sessi, cosa che coincideva con la visione della Chiesa.



Maria Tecla Artemisia Montessori



La retorica fascista esalta il ruolo di supporto della donna italiana anche come intrattenimento del maschio nel campo dello spettacolo (Wanda Osiris) e l'attività fisica delle giovani è vista favorevolmente, come completamento alla loro femminilità ma non è concessa la partecipazione alle Olimpiadi del 1932.



2 commenti:

  1. Effettivamente il periodo che comprende la Grande Guerra e il Fascismo fu molto complicato per la situazione delle donne. Il cammino per i riconoscimenti sociali fece un grosso balzo in avanti durante il conflitto, per poi arrestarsi e riarretrare durante il regime. Anzi penso proprio che in quest'ultimo periodo addirittura persero molto di cio' che avevano conquistato sino alle soglie del 1915. Da 'utili' e motore della nazione, si ritrovarono nuovamente relegate in casa, sottomesse agli uomini di famiglia e rispetto alla legge. Tutto questo avvenne tra sviolinate ed esaltazione del loro ruolo ... ma piu' le lodavano e piu' le relegavano. Senza mezzi termini si potrebbe anche affermare che son state 'usate a scopo': quando si rese necessario, coprirono i posti maschili e quando non occorsero piu', vennero rispedite a casa. Certamente per loro le porte che riguardavano i lavori piu' umilianti o che avrebbero intaccato la visione piu' mascolina dell'uomo, erano sempre aperte ;o) In quello spazio temporale le donne che sono riuscite ad emergere, come la Duse, la Deledda e la Montessori etc etc, hanno scritto la storia e ancor oggi i loro nomi vengono ricordati e menzionati con estremo rispetto ;o)

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  2. @ ZeN: Il percorso femminile pare uno "yo-yo", un passo avanti e tre indietro, a seconda dei vari governi. Rimane sempre uno "zoccolo duro" di donne che non si fanno ricacciare chiuse in casa ma la vera libertà (si fa per dire) ce l'hanno le donne di spettacolo e quelle dalla borghesia in su, quelle che hanno potuto studiare per "gentile concessione familiare". Tutte le altre, molte analfabete non per scelta, si adeguavano alle aspettative maschili come fosse l'unico ruolo a loro consono e a cui erano portate. L'intelligenza non era apprezzata e lo spirito d'iniziativa condannato. Sembra che il più alto desiderio dell'epoca fosse quello di non farle pensare e ci riuscivano molto bene: analfabete, dipendenti economicamente dal padre e poi dal marito, lavoratrici senza orario o partorienti a raffica, sguattere, assistenti sociali e infermiere per tutta la famiglia...e quando mai respiravano??? Alcune donne però hanno saputo portare avanti il loro diritto alla libertà e alla considerazione. Tutt'oggi in Italia soffia spesso un "venticello" di prevaricazione tant'è che per infilare qualche donna in Parlamento e al Governo sono state approvate le "quote rosa", svilenti per me ma necessarie altrimenti saremmo punto e a capo. La meritocrazia non alberga in Italia se non in casi eccezionali. I ruoli di rilievo dovrebbero essere occupati dal più bravo e competente di entrambi i sessi e credo che alcune parlamentari volute dai partiti siano state scelte non per la professionalità ma perchè reputate "innocue" per i loro scopi.

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