mercoledì 1 maggio 2019

Nobiltà romana

Stemma della famiglia Crescenzi
foto da wikipedia.org



La nobiltà romana era una classe sociale privilegiata di Roma e del suo contado iniziata in epoca medievale, fino alla fine dello Stato Pontificio (751-1870), fu integrata in quella nazionale nel 1870 con l'annessione dello Stato della Chiesa al Regno d'Italia.
La cosiddetta "Nobiltà nera" (o aristocrazia nera) continuò a rimanere fedele al pontefice ricoprendo alte cariche nell'amministrazione pontificia. L'abito di corte o "alla spagnola" era rigorosamente di colore nero, operò fino al 1968 quando papa Paolo VI decretò la riforma della Corte Pontificia con la soppressione di parte del suo apparato barocco.
Ogni nobile che aveva possedimenti o feudi nel territorio dello Stato della Chiesa doveva prestare giuramento al pontefice.
La nobiltà romana si suddivide in quattro macro-categorie: famiglie papali (famiglie diventate nobili per aver avuto uno o più papi in famiglia), famiglie principesche (le più alte e influenti della nobiltà romana, tutte col rango di principe, spesso derivate dalle antiche famiglie baronali romane del Medioevo), marchesi di baldacchino (famiglie marchionali romane molto influenti perchè godenti di un feudo con giurisdizione e per le alte cariche nella Corte pontificia) e famiglie nobili o feudatarie (famiglie della nobiltà romana del patriziato dell'Urbe, spesso avevano la carica di "conservatori" e avevano ruoli di dignitari della Corte pontificia).


Marozia


La situazione della nobiltà romana fu difficile da definire fino al X secolo quando si delinearono alcune famiglie molto rilevanti che si inserirono nella lotta per l'elezione dei pontefici nel periodo altomedievale tra cui i Teofilatto, i Crescenzi e i Conti di Tuscolo, con una notevole influenza di donne al comando come la celebre Marozia che fu tra le prime a ottenere notevoli titoli e possedimenti nella storia dello Stato della Chiesa.
La nobiltà delle famiglie romane in periodo medievale è di estrazione mercantile e terriera, tendeva a sfruttare le possibilità economiche offerte dalle attività della curia romana arroccata dentro le proprie torri, con proprie piccole corti, sebbene siano in gran parte famiglie nuove come i Pierleoni, gli Annibaldi, i Papareschi, i Frangipane, gli Orsini e i Colonna.
Avvennero le prime lotte per il potere anche all'interno dell'amministrazione comunale di Roma creando una coscienza laica in una parte della nobiltà che coesisteva in modo indipendente dalla Santa Sede. E' il periodo in cui l'aristocrazia romana inizia a costruire i propri palazzi che sotituirono i fortilizi medievali come la costruzione della prime cappelle gentilizie dando sfoggio di ricche decorazioni e di architetti di prestigio.


Stemma della famiglia Torlonia


Dal quattrocento inizia il nepotismo (favorire i propri parenti) e la figura dei papi che arricchiscono i parenti di nuovi feudi, titoli e possedimenti, i papi gestiscono espropriazioni e compravendite, in questo periodo abbondano i matrimoni fra consanguinei o con casate di rilievo per consolidare i propri privilegi e le ricchezze per mantenere il proprio status. Questo fino a che papa Benedetto XIV emanò una bolla nel 1746 che stabilì un elenco di 187 famiglie riconosciute nobili di cui 60 costritte cioè appartenenti a un numero chiuso scelte per la loro importanza nella storia di Roma, per fedeltà alla Chiesa o per la tradizionale appartenenza al ceto governativo della città fin dai tempi antichi.
Il Libro d'Oro di Benedetto XIV fu distrutto, solo Pio IX nell'Ottocento provò a stendere un nuovo elenco delle famiglie aristocratiche romane includendo anche la nuova nobiltà derivata dai banchieri come i Torlonia o da ex famiglie borghesi come i Grazioli.


 Palazzo Torlonia, Via della Conciliazione (Roma)


Dopo l'annessione dello Stato Pontificio al Regno d'Italia gran parte dell'aristocrazia romana cercò un nuovo modo di emergere nella società imparentandosi con famiglie nobili piemontesi e di appianare la crisi economica che le colpì dopo l'annessione.
L'ultimo retaggio della tradizionale aristocrazia papalina fu cancellato nel 1970 con le riforme di papa Paolo VI che abolì la corte pontificia con tutte le cariche e impieghi che per secoli avevano condizionato le sorti e il prestigio delle casate nobili romane al servizio dei papi.


2 commenti:

  1. Le famiglie della nobilta' romana sono state tutte a strettissimo contatto con lo Stato Pontificio anche perche' i loro possedimenti e le loro ricchezze erano proprie di questo territorio. Il Papa fungeva da potere temporale sui propri possedimenti ma come ogni buon 'padrun' non poteva personalmente sorvegliare palmo palmo cio' che accadeva in ogni sua piccola porzioncina di terra ... ed e' a questo punto che entrano in gioco le famiglie nobiliari di Roma. Blasonati nuovi e vecchi, i cui cognomi e titoli vennero stabiliti dal pontefice stesso, andarono parzialmente a ricoprire quel vuoto amministrativo mancante tra il popolo e il papa re. Egli stesso aveva i suoi governatori, i suoi amministratori e i suoi tanti monasteri che provvedevano ad alimentare le sue ricchezze in terra ... ma, secondo me, sapeva benissimo che tutto cio' era insufficiente in una realta' mondana in cui c'era anche il bisogno di avere rapporti e collaborazioni con altri stati (sempre italiani) e con altre nobilta'. Insomma, per farla breve, questi personaggi a lui fedeli, tramite giuramento, con alte cariche papali e legati da interessi economici, ma quasi apparentemente svincolati e immersi nei propri affari, erano il suo 'braccio segreto'. Tramite loro, ulteriormente sorvegliava i propri territori e nel contempo era rappresentato in situazioni apparentemente non religiose. Una realta' a doppio binario in cui gli interessi di uno si legano agli interessi dell'altro ;o) Il papato dell'epoca agiva come una monarchia ma a differenza di essa la carica veniva stabilita di volta in volta con delle elezioni (qua caliamo un velo pietoso) e quindi qualsiasi personaggio nobile che avesse intrapreso la strada 'spirituale' poteva essere papabile :o) Eheheh e chi non avrebbe voluto infilare un proprio parente su quella poltroncina? Ed e' cosi' che per secoli la catena che legava la nobilta' al papato si andava sempre piu' a stringere. Difatti il casato che dava il cognome al papa di turno ne traeva piu' benefici ma nel contempo era piu' fedele al papato ... e quindi 'involontariamente' agli interessi di tutti gli altri nobili ;o) Era come la storia del cane che si morde la coda: gira gira ma e' sempre li' :o) Quando lo stato pontificio venne annesso all'Italia ... non ne perse solo il papa ;o)

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  2. @ ZeN: Quando lo Stato pontificio fu annesso all'Italia tolse le "mutande d'oro" a numerosi nobili abituati ad arricchirsi e ad esercitare il potere in sua vece. Di molti è rimasto solo il blasone che tuttavia spesso è portato con orgoglio in ricordo dei passati fasti. Altre casate ancora godono dei privilegi economici essendosi sapute amministrare oculatamente. Diciamo che questa trasformazione ha fatto una "selezione" naturale dei blasonati, quelli che splendevano solo della luce del papa e della Chiesa e quelli che hanno colto sì le grandi opportunità ma sono stati anche in grado poi di "camminare da soli" (certo, il trampolino di lancio fu notevole...) ;o)

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