Luglio 2018
Nel 2016 il referendum inglese ha votato per uscire dalla Ue ma in Europa la brexit è chiamata "brexiting" (un sinonimo per "temporaggiare"). La Gran Bretagna dovrebbe uscire il 31 ottobre di quest'anno ma potrebbe uscire prima, forse a maggio, altrimenti dovrebbe partecipare alle elezioni europee.
L'economia inglese, per ora, ci ha sempre rimesso e rischiano di rimetterci anche gli altri membri della Ue.
La Gran Bretagna è uno di quei Stati che hanno dato più che ricevuto, se esce risparmia circa 6,3miliardi di euro, il bilancio Ue sarà più magro e dovrà essere coperto da chi resta. Gli Inglesi vogliono essere liberi sui flussi migratori e sul commercio e fino al 31 dicembre garantiranno la libera circolazione delle persone, chi risiede o lavora nel Paese (fra cui 700.000 italiani) deve effettuare una procedura rapida per ottenere lo status di residente (entro marzo) invece è automatico per chi è arrivato da almeno 5 anni.
Dopo, chi vorrà entrare in Gran Bretagna dovrà avere un visto o un permesso temporaneo.
Se la Gran Bretagna rimarrà nell'unione doganale non cambierà granchè nel commercio, altrimenti potrà stabilire dazi sui prodotti.
Perderà alcuni fondi europei (come Erasmus, per esempio, che blocca i 31.000 studenti europei che ogni anno studiano nel Paese e i 16.000 inglesi che si spostano nel continente).
Potrebbe subire un deflusso di capitali di 1.000miliardi di sterline e 7.000 posti di lavoro potrebbero essere persi mentre in campo industriale alcune grandi aziende (Nissan, Honda, Sony, l'inglese Dyson e altre) chiudono gli stabilimenti o spostano le loro sedi per l'incetrezza sui contraccolpi commerciali dovuti all'uscita dalla Ue con la conseguenza perdita di posti di lavoro.
I Paesi più critici verso la Ue (Polonia, Repubblica Ceca, Ungheria e Slovacchia) non pensano invece di uscire soprattutto per non perderne le risorse, la Polonia nel 2017 è stata la più beneficiata di fondi Ue, per 11miliardi di euro. I prossimi a entrare saranno Montenegro e Serbia, la Turchia aspetta da 10 anni, la cosa è controversa perchè è un Paese con 80milioni di abitanti e il suo ingresso cambierebbe la Ue e il Parlamento.
La situazione Brexit e' difficile, quanto mai complessa, e soprattutto dagli effetti imprevedibili perche' per quante ipotesi si possano fare sul futuro, non saranno mai certezze ;o) Prima della votazione 'per uscirne' e' doveroso ricordare che il Regno Unito era un membro della UE piuttosto particolare in quanto, pur versando piu' di quello che otteneva, ne e' rimasto sempre con una gambetta al di fuori non completando mai tutto l'iter previsto, difatti per esempio non ha utilizzato l'Euro come moneta. Ancor piu' complessa era la situazione dei Paesi legati all'Inghilterra, come Scozia e Irlanda, che non hanno mai avuto un accesso libero e diretto con l'Europa se non sotto la supervisione inglese. Il referendum e' stato vinto da chi ha deciso di allontanarsi dalla UE e, per quanto si dica che la vittoria e' stata ottenuta per pochi voti, o per chi si lamenta della cattiva informazione politica, o per la poca affluenza alle urne, o per l'impossibilita' di un nuovo fererendum ... bhe ... ormai cosi' e' e cosi' rimane ;o) Tecnicamente uscire dall'Europa e' quasi piu' difficile di entrarvi perche' non e' sufficiente un 'ciao, statte bbene' perche' bisogna sciogliere e rincotrattare, ad uno ad uno, tutti gli accordi fatti, e nel fare cio' serve tempo e una buona negoziazione che soddisfi entrambi le parti. Gli scenari del dopo, pur essendo incerti, nella mentalita' inglese risultano comunque positivi!. Pero' Immaginiamo anche che i lavoratori europei non propensi per una residenza stabile, se ne andranno e con loro perderanno una grande quantita' di lavoratori qualificati e di manovalanza esperta. Forse, se non modificheranno gli ingressi, si riempiranno di persone inqualificate in campo lavorativo che sono alla ricerca di sussidi e di speranze. Le grandi aziende e gli investitori, per paura di un isolamento economico, stanno spostandosi oltre Manica, favorendo ulteriomente dei Paesi gia' economicamente forti. Non so' la politica commerciale inglese quali intensioni avra' ma dovra' confrontarsi con uno scenario monidale che negli ultimi anni e' molto cambiato. Gli USA hanno tirato i remi in barca e sono disinteressati a tutto cio' che non produca loro un vantaggioso guadagno. Non credo che cerchino di volgere il loro sguardo alla Russia, escludo anche i Paesi Arabi ... rimane l'Oriente e nuovamente l'Europa ;o) Molti inglesi hanno paura di attacchi terroristici o di possibili guerre in un contesto che li troverebbe senza l'immediato aiuto di altre nazioni. Forse ne potrebbe soffrire anche la politica interna con Scozia e Irlanda che spingono per una propria indipendenza. Ecco ... tutto e' da vedere, avremo meno soldi come versamento in UE ma forse avremo un mercato nuovo e svincolato per le nostre esportazioni. :o)
RispondiElimina@ ZeN: La Gran Bretagna ha sempre avuto difficoltà culturali nel partecipare a un mercato estero comune, è abituata a "fare e disfare" autonomamente, forte della grande richiesta scolastica e lavorativa di mezzo mondo. E' uno Stato con molte "colonie" nei Paesi più svariati su cui detta legge da secoli, logico che la Ue le stia stretta. Pecca nella grande industria locale di rilievo internazionale, forse. Suoi "figli" sono gli Statunitensi, altrettanto nazionalisti a oltranza. E' tutta, adesso, una questione di numeri. Grandi aziende stanno già spostandosi. Alle volte il sacrificio vale la vittoria, altre volte non basta. Sicuramente una parte della loro economia e dei loro posti-lavoro subiranno una recessione, varrà l'indipendenza? Vedremo... ;o)
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