venerdì 26 aprile 2019

I Longobardi

Tempietto Longobardo (Cividale del Friuli)



Durante la fase nomade (I-VI secolo) i Longobardi svilupparono un'arte con molti tratti in comune con quelli della altre popolazioni germaniche. Popolo nomade e guerriero, non potè dedicarsi alle tecniche artistiche che presupponevano insediamenti stanziali e l'uso di materiali di difficile trasporto, nelle loro tombe sono stati trovati quasi solo armi e gioielli.
La situazione cambiò con l'insediamento in Pannonia e soprattutto in Italia quando si avvalsero di maestranze romaniche e artisti bizantini con una produzione artistica con tratti anche originali.
Le loro architetture sono andate in gran parte perdute a parte il Tempietto Longobardo di Cividale del Friuli, gli edifici civili e religiosi sono stati ampiamente rimaneggiati. Maggiormente fedeli alla forma originale sono la chiesa di Santa Sofia a Benevento, un tratto delle mura e la Rocca dei Rettori di architettura militare.


Santa Sofia

Rocca dei Rettori, Benevento


Poi la chiesa di San Salvatore a Spoleto e il Tempietto del Clitunno a Campello sul Clitunno.




Basilica di San Salvatore

Tempietto del Clitunno


Tra i monasteri fondati in età longobarda spicca l'abbazia di Bobbio (Piacenza) fondata da San Colombano.




Abbazia di Bobbio


La scultura longobarda rappresenta una delle più eleganti dell'arte medievale, tipiche le rappresentazioni zoomorfe e il disegno geometrico (Plutei di Teodote, Pavia, VIII secolo, con l'albero della vita tra draghi marini e pavoni che bevono da una fonte sormontata dalla Croce). Fra le opere scultoree sopravvissute, l'altare di Ratchis (VIII secolo, con scene della vita di Gesù) e il fonte battesimale del Patriarca Callisto (VIII secolo, ottagonale sempre a Cividale del Friuli nel Museo Archeologico Nazionale).



Altare di Ratchis


Fra i rari esempi di pittura  spiccano gli affreschi della chiesa di Santa Maria Foris Portas a Castelseprio (Varese) e gli affreschi della cripta del monastero di San Vincenzo al Volturno.



Santa Maria Foris Portas, Castelseprio


Cripta del monastero di San Vincenzo al Volturno (Isernia)


Più note e abbondanti le testimonianze di oreficeria che annovera capolavori come la Chioccia con i pulcini, la Croce di Agigulfo, la Corona Ferrea e l'Evangelario di Teodolinda (tutti a Monza, Museo del Tesoro del Duomo).





I Germani amavano l'oreficeria, facilmente trasportabile, oggetti piccoli di valore usati per doni o scambi. L'arte orafa fu in larga parte eseguita da artigiani o artisti di etnia longobarda, fondamentale la lamina d'oro, la lavorazione a sbalzo e le pietre preziose e semipreziose.
Tra i reperti ci sono fibule, orecchini, guarnizioni da fodero degli scramasax (tipica spada longobarda), guarnizioni da sella, piatti, croci e reliquiari. Nella prima oreficeria (secoli VI-VII) predominano gli elementi della tradizione germanica, soprattutto bestie mostruose, dal VII secolo usarono motivi simbolici più eleganti e leggeri con influenze mediterranee.
La Lamina di Agigulfo (Firenze, Museo del Bargello) è il frontale di un elmo. Più tardi le distinzioni fra arte longobarda e romano-bizantina si affievoliscono, fino quasi a scomparire. Con il Cattolicesimo si usarono le crocette che, oltre a essere un oggetto devozionale cristiano, avevano valore propiziatorio, con antichi elementi della mitologia pagana.
La miniatura ebbe un particolare sviluppo nei monasteri, la sua più alta espressione fu nei Codici redatti nei monasteri dall'VIII secolo.



Fonte battesimale del Patriarca Callisto (730-740)
Museo del Duomo, Cividale del Friuli
foto da Wikipedia.org



Evangelario di Teodolinda (603)



Lamina di re Agigulfo



Crocetta nastriforme (10 cm)
VII secolo
Verona, Museo di Castelvecchio


2 commenti:

  1. L'arte longobarda molto spesso viene considerata quasi minore ed e' un peccato perche' e' molto fantasiosa :o) Come piu' volte hai ricordato, dopo aver passato la fase nomade ed essersi completamente stabiliti in parte dell'Italia, hanno soddisfatto la loro voglia di bello e di grandioso utilizzando maestranze locali. Sicuramente questa mano d'opera era formata da eccellenti muratori, decoratori e pittori ma priva (forse) di architetti e ... un po' scopiazzando, un po' immaginando e un po' creando ... sono riusciti a tirar su' ambineti unici :o) Un tocco di romanico qua, una copiatina di bizantino la', una botta di fantasia dove manca e se proprio e' a disposizione qualcosa di gia' fatto, un capitello, una colonna, sicuramente male non ci sta :oD Forse non sono proprio la sola a non riconoscere ad occhio un manufatto murario longobardo ... visto il quasi scherzo che hanno creato con il Tempietto del Clitunno ahahah :oD I video che hai postato sono proprio uno piu' bello dell'altro e contengono, credo, le maggiori chicche ancora presenti sul nostro territorio. Senza riepilogare tutto cio che ho visto e senza fare torto a nessuno, perche' ogni pezzo e' veramente unico ... sono rimasta colpita dalla Chiesa contenuta nell'Abbazia di Bobbio. Per essere piu' precisi, non parlo della struttura seppur bella, ma mi riferisco agli affreschi, ai quadri, alle cornici ... insomma a tutto cio che e' stato dipinto. Se non e' stato uno scherzo del mio pc, in assoluto e' la prima volta che vedo usato il nero o il grigio antracite come colore predominante dentro una chiesa O.o Nere sono le vesti di Dio, della Madonna e di altre figure Beate! Nonostante tutto, l'insieme non e' assolutamente lugubre ed e' ben contrastato con altri colori chiari o forti. L'ha affrescata un genio! :o) E' spettacolare! Molto particolare anche l' Altare di Ratchis con le suoi personaggi dal volto quasi triangolare ;o)

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  2. @ ZeN: Come si dice, il nero sfina...ahahaha! In effetti gli artisti che hanno dipinto la chiesa di Bobbio si sono coordinati nel dare un'omogeneità di tinte fra quadri e affreschi. Il risultato, infatti, non è triste ma originale e sobrio. :o)
    Per me l'unico modo per intuire che una decorazione è del periodo longobardo sono le decorazioni in pietra, ma non è sicuro nemmeno quello, altre cose assomigliano. D'altronde non siamo esperte! Questo popolo ha comunque lasciato parte della propria cultura a casa nostra, se molte architetture non fossero state modificate o demolite credo avremmo avuto un patrimonio molto più vasto. :o)

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