Giglio Castello è un paese dell'Isola del Giglio, in provincia di Grosseto, a 405 mt sul mare, che dista 58 km da Grosseto, 166 da Roma e 196 da Livorno.
Nel VIII secolo a.C. gli Etruschi sfruttarono le miniere di ferro dell'isola e nel II-I secolo a.C. i Romani Domizi Enobarbi vi costruirono una Villa con annessa peschiera per murene. Nell'805 l'isola è donata da Carlo Magno ai monaci cistercensi, poi il Giglio passa da una famiglia all'altra (Aldobrandeschi, Orsini, Caetani) che governavano per conto di Firenze o Pisa. Pisa vi edifica il borgo, la cinta muraria coi torrioni e la rocca.
Nel XIII-XV secolo continua l'alternarsi delle famiglie al potere (Pisa, Firenze, Siena, al re di Napoli che lo cede ai Piccolomini). Nel 1534 ci fu la prima incursione del corsaro Barbarossa, che negli anni torna per saccheggiare e poi deporta tutta la popolazione a Tunisi (700 persone).
Con la vendita del Giglio ai Medici l'isola acquista autonomia e stabilità (1558) che si dà statuti democratici. Nel 1737 fu parte del Granducato di Toscana e passa ai Lorena.
Al Giglio comandano i venti, le intemperie, la poca terra, chi viene qui rimane ammaliato dalla sua energia.
A Giglio Porto di trova la torre del saraceno (1596) e i resti della peschiera della Villa. Il borgo medievale di Giglio Castello è arroccato su una collina, fu eretto dai Pisani nel XII secolo, più volte ampliato e restaurato dai Granduchi di Toscana. Giglio Castello è ben conservato, con le sue strette vie sormontate da archi, le scale esterne delle abitazioni, l'imponente Rocca Aldobrandesca (o Pisana) del XII secolo e la possente cinta muraria d'impianto mediceo intervallata da torrioni. La chiesa di San Pietro Apostolo risale al Quattrocento anche se il suo aspetto attuale è settecentesco, conserva oggetti sacri, tutti in argento cesellato del XVII-XVIII secolo, l'avambraccio destro di Mamiliano (il santo patrono), un bellissimo Cristo d'avorio attribuito al Giambologna, oltre a tele e busti settecenteschi, un altare di marmo del XV secolo, armi dei pirati tunisini del 1799, ecc.
A Giglio Campese sorge la torre Medicea (XVII-XVIII secolo).
Il prodotto dell'Isola del Giglio è il robusto e ambrato vino Ansonaco, poi il miele e il "panificato", un dolce con fichi e frutta secca.
Fra i piatti tipici, il coniglio selvatico alla cacciatora (con pomodoro, spezie della macchia mediterranea e peperoncino) e i piatti poveri ma saporiti basati su pesce e crostacei.
Veramente bella :o) Natura, antichita' e mare sono degli alleati perfetti :oD Sono convinta pero' che la maggior parte della gente si fermi al porto! ... ehehe in genere questo accade quando si visitano le isole avendo poco tempo a disposizione tra il traghetto dell'andata e quello del ritorno ;o) Molto piacevole si'!
RispondiElimina@ ZeN: Succede. In genere non si porta la propria auto e per visitare le isole toccano i mezzi locali. Per le vacanze, invece, credo sia tutta un'altra storia... ;o)
RispondiEliminaSecondo me c'e' anche un po' la voglia di non far girare la gente perce' i mezzi locali sono spesso insufficienti o troppo costosi :o(
RispondiElimina@ ZeN: Mah...non saprei...certo che i centri lontani dal porto d'approdo s'incaxxerebbero parecchio... :o/
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