venerdì 26 luglio 2013

Il buddhismo

foto: it.wikipedia.org


Religione nata in Nepal da Siddharta Gautama detto Buddha nel VI secolo a.C. per raggiungere la "salvezza umana". Essenzialmente è un riscatto dalla condizione umana sentita come penosa e insostenibile. Il Buddha ebbe un immediato successo. Il buddhismo, insieme al cristianesimo e all'islamismo, costituisce anche oggi la triade delle religioni universalistiche. La fortuna del Buddha in gran parte è attribuita alla semplicità, alla chiarezza e alla coerenza delle risposte ai problemi impostati dalla tradizione religiosa indiana. Le "verità" fondamentali sono quattro: la verità dell'esistenza del dolore; la verità dell'origine del dolore; la verità della fine del dolore; la verità dei mezzi per porre fine al dolore. Nel mondo tutto è dolore: nascere, vivere e morire, ma qual'è la sua origine?
Ha origine dal desiderio, si vive perchè si desidera vivere, ma la vita è dolore e perciò il desiderio (fonte di vita) è anche fonte di dolore. Bisogna semplicemente far cessare ogni desiderio, sia quello di esistere sia quello di non esistere. La "quarta verità", sui mezzi per la liberazione dal desiderio, non può che fornire una pratica di vita sommamente ritualizzata, con precise regole di comportamento. Le regole buddhistiche tendono a sottrarre il praticante dalla vita mondana o profana, ogni azione produce "karman", un qualcosa che costringe a prolungare l'esistenza. Neanche la morte annulla il karman accumulato in vita e perciò si torna a vivere in un'altra forma e ad accumulare altro karman. Per sottrarsi da questo ciclo il buddhismo suggerisce certe regole di comportamento (teoricamente di inazione). Esaurito il karman accumulato in precedenti vite il buddhista esce dall'esistenza ed entra nel nirvana, inteso come non-esistenza o come una specie di paradiso.
Il buddhismo è praticato in India, Tibet, Ceylon, Indocina, Cina, Corea e Giappone. E in molti luoghi del resto del mondo.
Nell'arte buddhistica i primi modelli iconografici risalgono al III-I secolo a.C.
Il potere esercitato dalla suggestione delle immagini sacre del buddhismo s'integrò a quello della parola dando corso a una "civiltà dell'immagine". Le prime manifestazioni artistiche appartengono all'architettura dello stupa, in India, attorno al tumulo-reliquiario, si sviluppa l'architettura rupestre e successivamente quella costruita nella sala a forma basilicale, destinata alle riunioni dei monaci. La tradizione dei santuari e dei complessi monastici rupestri si diffonde nelle grandi oasi dell'Asia centrale e poi si irradiò verso la Cina. L'arte buddhistica dell'India si esaurisce verso la fina del XII secolo, fuori dall'India si diffuse coi suoi caratteri originali nell'Indocina, nell'Indonesia, nel Tibet, nella Cina, in Birmania, in Cambogia, a Giava, lungo la via della seta, e fino al Giappone.
  

4 commenti:

  1. trovo delle affinità con il rigore dei monaci benedettini. per raggiungere la liberazione di noi stessi (magari per me...), bisogna allontanarsi da tutto ciò che può essere ogni sorta di desiderio. condivido pienamente ma la via per raggiungere tale libertà è troppo innaturale. x entrambi.

    RispondiElimina
  2. @ Laraz: Basterebbe saper avere meno desideri...noi viviamo desiderando qualcosa che spesso non possiamo ottenere. E non sempre per nostra incapacità! E' nella natura dell'uomo questo. La vita ascetica, invece, stacca dai desideri e va più in là...ma bisogna essere portati anche per quella. ;o)

    RispondiElimina
  3. Il Buddismo ha mille varianti :o( .... dalla cultura del 'piacere' alla dura vita 'zen'. Contrariamente ad altre religioni non premia la sofferenza e le privazioni e ai suoi praticanti insegnano a vivere nella felicita' :o)

    RispondiElimina
  4. @ ZeN: Credo, da profana, che insegni a vivere nell'essenzialità. Il chè dà felicità. ;o)

    RispondiElimina