Il mondo della dea Vesta

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Vesta era una delle dee più importanti della religione di Roma antica. Nel Foro aveva un tempio rotondo, dove ardeva un fuoco perenne.

Aveva la fnzione di non permettere che lo Stato romano si usurasse nel tempo, fornendogli una garanzia metaforica. I segni della sua azione conservatrice erano il fuoco sacro conservato puro nel suo tempio, le sue vestali che si conservavano vergini, i Penati di Roma, e i "pegni della potenza romana" (oggetti misteriosi di varia natura). Il fuoco di Vesta non è che il fuoco domestico, (da cui deriva il suo nome: in greco hestia significa focolare) col ruolo di focolare comune di Roma.

Vesta è raffigurata come una figura matronale seduta in trono con la testa velata e vari attributi nelle mani: scettro, patera, cornucopia. Nelle pitture domestiche di Pompei siede tra i Lari con spighe, fiori, animali a lei sacri come il serpente e l'asino. La sua iconografia talvolta si confonde con quello della Dea Bona.

Le vestali erano 6, venivano sorteggiate tra candidate fra i 6 e i 10 anni, ogni vestale serviva per 30 anni: 10 come allieva, 10 come ministra del culto e 10 come maestra. Dovevano mantenersi caste e vergini e mantenere acceso e puro il fuoco perenne del tempio di Vesta. Chi perdeva la verginità veniva uccisa e chi lasciava spegnere il fuoco sacro era condannata alla fustigazione. Le vestali preparavano la "mola salsa", una minestra di sale e farina di farro che serviva per la consacrazione delle vittime sacrificali. Godevano dei massimi onori pubblici e potevano fare testamento.

La festa in onore di Vesta era quella delle Vestali, cadeva il 9 giugno e si protraeva fino al 15. L'ultimo giorno era quello della purificazione del tempio della dea. Durante le Vestali le macine dei mulini si adornavano di fiori e gli asini che le muovevano di corone di pani, questi ultimi erano condotti per la città bardati così.