Stemma della famiglia Piccolomini
"Et Deo et hominibus"
foto da wikipedia.org
Famiglia di origine toscana, fu influente a Siena dall'XI secolo. I suoi componenti grazie alla loro affermazione nel commercio, nelle armi, nella cultura e nelle scienze, acquisirono notevole visibilità anche in Europa, furono Grandi di Spagna, Principi del Sacro Romano Impero e diedero alla Chiesa numerosi alti prelati e due pontefici.
Nel XV secolo l'elevazione al soglio pontificio di Pio II permise alla famiglia di acquisire nuovo prestigio e popolarità. Con atteggiamento apertamente nepotistico Pio II impose la famiglia sia in campo nazionale che internazionale, in particolare emersero per opulenza, peso politico ed eccellenza militare i due rami legati alle sorelle del pontefice: i Piccolomini Todeschini e i Piccolomini Pieri. I primi stabilirono nuovi feudi in Toscana, Emilia e Marche ma soprattutto nel Meridione dove si insediarono ai massimi vertici politici, militari e aristocratici del Regno di Napoli. I secondi ebbero molti esponenti che raggiunsero il primato in campo militare in Toscana, nel Mediterraneo, in Spagna e nel Sacro Romano Impero dove il principe Ottavio divenne nel XVII secolo feldmaresciallo dell'Impero.
Ottavio Francesco Eugenio Carlo Ferdinando Pio Pieri Piccolomini d'Aragona Piccolomini (1599-1656) principe del Sacro Romano Impero e duca di Amalfi.
di Anselmus von Hulle
Gli altri rami, sviluppatisi prevalentemente in territorio senese, ebbero antiche radici, i più illustri furono i Piccolomini di Modanella, i Piccolomini Salamoneschi e i Carli Piccolomini.
La famiglia ha origini molto antiche, è plausibile che siano di origine franca o germanica. Il riferimento più antico sulla casata emerge quando l'imperatore Arrigo II (Enrico III di Franconia detto il Nero, XI secolo) nominò Salamone Piccolomini suo procuratore e governatore del territorio senese nel 1055.
Sono ricordati come appartenenti ai Grandi di Siena e furono tra i primi a essere ascritti al Monte dei Gentiluomini e già dai tempi più remoti possedevano il castello di Val Montone su un colle dove si sarebbe poi formata Siena in tempi medievali.
La famiglia acquisì palazzi e torri in Siena e vari castelli nel territorio della Repubblica. I Piccolomini ottennero grandi ricchezze con il commercio, stabilirono uffici contabili a Genova, Venezia, Aquileia, Trieste, in varie città francesi, inglesi, della Germania e dell'Austria.
Francesco Todeschini Piccolomini (1439-1503)
Papa Pio III
Guelfi, quando i Ghibellini trionfarono nel 1260, furono costretti ad andare in esilio e le loro case e i loro possedimenti furono devastati e distrutti. Tornarono nel 1269 quando i Ghibellini furono sconfitti da Carlo I d'Angiò che li perseguitò. Queste continue lotte favorirono i Fiorentini che occuparono i più importanti nodi commerciali senesi, i Piccolomini, lungimiranti, si ritirarono dal commercio evitando il fallimento. Si occuparono delle loro terre con discrezione e rimasero ai vertici dello Stato partecipando al governo della Repubblica essendo rimasto inalterato il loro prestigio.
Palazzo Piccolomini (Pienza)
Voluto da Pio II
Attraverso i vari rami di famiglia estesero le loro signorie in Toscana, ad Ancona, Isola del Giglio, L'Aquila, Amalfi, in Boemia e a Napoli.
La costituzione della Consorteria Piccolomini rimase in vigore fino al 1821, voluta da papa Pio II, prevedeva che, ove un ramo dovesse terminare con un componente femminile, l'eventuale consorte fosse aggregato o adottato nella famiglia Piccolomini con l'obbligo di sostituire o aggiungere il cognome e sostituire o inquartare lo stemma. Era prevista l'unione matrimoniale con un componente di altra linea genealogica della famiglia, in entrambi i casi dovevano essere assunti tutti gli obblighi e i benefici conseguenti all'ingresso nella consorteria con il trasferimento del patrimonio, dei titoli nobiliari e dei predicati. Nell'albero genealogico del 1688 c'era una distinzione fra Piccolimini estranei (adottati) e Piccolomini aggregati. Gli aggregati potevano partecipare alle assemblee consortili con gli stessi privilegi dei Piccolomini originari.
Enea Silvio Piccolomini (Pio II, 1405-64) fu il maggiore di 18 fratelli, fin da giovanissimo fu attratto dagli studi umanistici, di grande livello la sua cultura nelle lettere latine e greche e fu compositore di poesie in latino e volgare. Come laico divenne segretario di molti prelati, contestò vari papi e fu costretto all'esilio, si rifugiò in Borgogna e poi in Scozia difendendo l'autorità e la supremazia del concilio nei confronti del papa, ma poi si discostò ottenendo il perdono di Eugenio IV.
Nel 1446 lasciò la vita laica, divenne conte palatino nominato dall'imperatore Federico per i servizi diplomatici resi, quando fu pontefice mantenne potente e unita la famiglia istituendo la Consorteria.
Il cognome Piccolomini mi e' accaduto spesso di sentirlo in toscana legato soprattutto a palazzi storici. Ignorantemente ho sempre pensato che fossero semplicemente una famiglia ricca locale, senza mai rendermi conto della loro effettiva potenza e presenza su molti altri territori. Questo antico casato ebbe nel corso dei secoli due papi: Pio II e Pio III. Fu proprio Pio II che contribui' a dare ulteriore importanza ai Piccolomini attravero le solite 'manovre finanziarie' e sia attraverso la Consorteria. Presumibilmente pauroso della perdite delle ricchezze e dell'estinzione della propria stirpe, con una leggetta ad hoc, riusci' a trasmettere il proprio cognome, titoli e beni, anche a chi non ne avrebbe avuto diritto. Chi in qualche modo si imparantava con un Piccolomini diventava anch'egli un Piccolomini, volendo anche senza rinunciare al proprio cognome. E cosi', come i coniglietten, si son moltiplicati e ramificati. Ma la Consorteria, che fa' rima con carboneria, non era solo questo, ma era soprattutto un grande consiglio di famiglia (allargatissima) in cui si prendevano decisioni importanti (per loro stessi) e strategie economiche. Le vicende di Pio III, come papa, si possono riassumere in due righe in quanto la sua nomina duro' solo poco piu' di un mese, trascorso il quale passo a miglior vita. Ancor oggi non si e' sciolto il dubbio se possa essere stato avvelenato o se mori' di malattia dato che era gia' sofferente di una grave patologia. Il loro stemma nobiliare non mi piace molto ma in compenso e' gradevole il palazzetto di Pienza ;o)
RispondiElimina@ ZeN: Nobile famiglia di grande peso, la figura che spicca fra tutte è naturalmente Pio II, uomo lungimirante che cercò in tutti i modi non solo di aumentare le ricchezze e il prestigio della casata, ma anche di perpetuarla nei secoli. Per questo allargò la famiglia a dismisura inglobandone altre che sicurmente apportarono altra ricchezza e lustro. Qui si supera il nepotismo, il progetto va oltre, si espande, si moltiplica, si adegua alle possibili necessità future creando una consorteria che pare un piccolo Stato con leggi e regole a cui tutti si attengono e partecipano. Se questo non è un progetto per il futuro... ;o)
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