giovedì 30 maggio 2019

Sono angeli?




Sono pochi e tolgono circa 6000 minori alle famiglie.
Sono gli assistenti sociali, professione che spesso finisce al centro delle polemiche, sono circa 44.000, tutti laureati, e il 90% sono donne.
La maggior parte lavora negli enti locali, si occupa dei servizi sul territorio (doposcuola per ragazzi difficili, centri anziani, ecc., molte famiglie in difficoltà economiche, anziani e immigrati).
Moltissimi hanno ricevuto minacce durante il lavoro e aggressioni fisiche.
La decisione di allontanare dalla famiglia i minorenni spetta ai giudici e alle forze dell'ordine, quelle d'urgenza sono circa 6000, 1/5 del totale. I ragazzini italiani tolti ai genitori per inadeguatezza genitoriale, problemi abitativi o tossicodipendenza in famiglia sono circa 30.000, la metà rispetto alla media europea, è li che errori possono accadere, soprattutto per la mancanza di organico.
Ci dovrebbe essere un operatore ogni 5000 abitanti invece al Centro e al Sud spesso ce n'è uno ogni 30/40.000, in alcune zone lavorano solo 6 ore la settimana per mancanza di fondi quindi operano male, in fretta, senza poter conoscere bene il singolo caso, non è possibile fare prevenzione ma si interviene quando i problemi sono ormai all'apice, e bisogna intervenire subito.
D'altro canto ci sono le famiglie vittime di errori che possono segnare per sempre l'esistenza di un bambino, lo scoglio maggiore è l'allontanamento d'urgenza che si esegue quando il minorenne si trova in una situazione di grave pericolo. Gli assistenti sociali in questi casi devono avvisare il giudice, ma la situazione è sempre ben valutata?
Molte motivazioni riguardano l' "inadeguatezza genitoriale", definizione generica che non specifica il vero problema riscontrato, un conto è allontanare un minore da un genitore tossicodipendente, un altro allontanarlo da una mamma single che ha perso il lavoro. L'opinione degli assistenti sociali ha molto peso su giudici e professionisti.
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Capisco la mancanza di personale, capisco che 6 ore la settimana non permettano una profonda analisi dei problemi, ma non capisco opinioni date superficialmente, viste le ripercussioni sui minori. Dovrei presupporre che tutti gli assistenti sociali abbiano il sesto senso per immaginare le problematiche pur senza conoscerle, come una palla di vetro da consultare all'occorrenza, invece dovrebbero avere la professionalità per individuare con più precisione la situazione. Mi vien da pensare che se un operatore ha la luna storta per i suoi assistiti sarà una terribile giornata.
  

2 commenti:

  1. Quando si parla di questi problemi, la figura del sociologo e' fondamentale ... cosi' dovrebbe essere, ma cosi' non lo e' ;o) In Italia siamo stati gli ultimi ad iniziare e i primi a finire, questa e' la storia di questa materia di studio, fondamentale nel mondo ma snobbatissima in Italia. Negli anni '60 e '70, momento di grande 'sensibilita'' e di studio dei fenomeni sociali, come i piu' classici fanalini di coda del mondo avevamo 'finalmente' capito che la sociologia era applicabile in qualsiasi contesto di vita. Lo studio che si occupa di capire come l'essere umano si rapporta e reagisce nel contesto di una determinata collettivita', e' stata materia di studio universitario gettonatissima. In quegli anni c'e' stato uno sfornamento di laureati senza precedenti, convintissimi di avere delle prospettive lavorative applicabili in molti campi. Ma cosi' non e' stato :o( Il nostro sviluppo economico si e' bloccato per poi andare in rapida decrescita e da qui la sensazione che i bisogni primari dell'uomo, mangiare, bere, dormire, essere in salute, difendersi secondo legge dagli abusi, fossero altamente svincolati dal contesto sociale in cui si prospettavano. Ed ecco cosi' che la figura dell'industriale, del medico o dell'avvocato risultassero essenziali rispetto a quella del sociologo ... come se ogni individuo fosse un'eremita e non un essere che si relaziona con gli altri. Questa perdita' di sensibilita' ha causato innummerevoli disatri. In primis ricordiamo la schiera di sociologi costretti a fare tutt'altra professione per poter vivere e in secundis il riconoscimento si' di questa professione ma da effettuarsi con pochissimi fondi e con ancor meno addetti. Siamo quindi arrivati al nocciolo della questione: come umanamente puo' un solo sociologo capire e occuparsi accuratamente dei problemi altrui se si trova solo in un bacino di 'possibili clienti' il cui numero e' cosi' alto? Gia' mi sembra allucinante 1 su 5.000, figuriamoci 1 su 40.000! La legge da' molto peso alle sue parole soprattutto in caso di minori, ma nel contempo e' una figura che appare come un futile peso economico da sostenere! E' il classico cane che si morde la coda! A pensarci bene, anche un idraulico, un medico, un negozio di alimentari sarebbero totalmente insufficienti per cosi' tante persone! Anzi, proprio perche' studia casi delicatissimi dovrebbe avere tempo e modo di farlo e questo e' possibile solo se di sociologi ce ne sono molti e facilmente contattabili In campo minorile, dato che ogni scelta puo' segnare il destino di un qualsiasi futuro, ad ogni schiocco di dita dovrebbero essere presentii sociologi e psicologi ... ma che cosa assura eh!?

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  2. @ ZeN: Se una legge non funziona a causa di scarsissimo personale mi pare giusto che debba tenere conto della situazione in atto. Gli assistenti sociali in Italia in pratica "decidono" le sorti dei minori disagiati (o no). I giudici si affidano a loro per le sentenze e questa è una grande responsabilità di entrambi. Possono rovinare molte vite senza motivo valido o migliorarne altre, è una tombola, a volte. Tombola che non si può giocare sulle capocce altrui. La solita situazione di leggi e norme approvate senza avere un supporto adeguato...facile farle, da noi quasi impossibile applicarle con cognizione e giustizia. :o(

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