sabato 17 dicembre 2016

Il ritratto





Il ritratto nel mondo antico, quello che riproduce realisticamente i caratteri fisici e psicologici di un individuo, nacque in Grecia verso il IV secolo a.C. Nei millenni precedenti in Egitto, Mesopotamia e nell'area minoico-micenea, non ebbe carattere individuale e realistico, ma tipologico, limitandosi a caratterizzare la regalità del sovrano, la dignità del sacerdote, ecc. Anche nell'arte della Grecia arcaica le immagini maschili e femminili, votive, funerarie e onorarie, conservano un carattere astratto, inoltre il concetto greco della figura umana ammetteva solo statue-ritratto a figura completa, nuda o vestita. Soltanto con gli scultori del IV secolo a.C. si affermò il ritratto fisionomico, fiorito per tutta l'età ellenistica. Nel ritratto romano la tradizione ellenistica si innestò con l'arte etrusco-italica che concentrava la propria attenzione sulla testa e non sull'intera figura umana. Fiorì così a Roma la ritrattistca di età repubblicana e imperiale. Con l'età costantiniana il ritratto romano perse la sua concezione realistica che si accentuò con l'influsso cristiano, anche nel Medioevo. Le rappresentazioni dei monarchi, degli ecclesiastici, dei donatori o dei defunti sono raramente individuate da tratti fisionomici particolari, bensì da un segno o attributo che identifica il personaggio (corona, scettro, armi, stemma, ecc.). Soltanto nel XIV secolo a opera di Giotto ebbe inizio la storia stilistica del ritratto moderno. Impersonale e simbolica nel Medioevo, l'immagne dell'uomo come individuo venne esaltata nel XV secolo in tutta una serie di ritratti che, dall'Italia alle Fiandre, dalla Francia alla Germania, documentano un nuovo rapporto tra individuo e potere politico e religioso.





Tra rappresentazioni spiccatamente realistiche tipiche dell'ambiente fiammingo e aulici esemplari tardo-gotici, la ritrattistica quattrocentesca contiene la problematica del rapporto tra imitazione del vero e l' ideale, che arrivò fino all'Ottocento. Sollecitato dalla ritrattistica antica, il ritrattismo quattrocentesco, destinato alle più alte categorie sociali, si configurò in particolari tipologie: dal ritratto equestre alla figura intera, al mezzo busto di tre quarti o di profilo su fondo unito o di paesaggio. Nel XVI secol si sviluppò una tendenza a idealizzare (Raffaello), soprattutto nella ritrattistica veneta (Tiziano, Tintoretto, Veronese, Lotto). Il Rinascimento riscoprì il ritratto allegorico con la moda delle divinità pagane, le virtù, i santi, di largo successo fino al Settecento. In Germania si manifestò con la riproduzione dei caratteri essenziali, con un clima intensamente drammatico (Durer). In Spagna El Greco raggiunse l'apice della idealizzazione espressionista nelle sue fisionomie irreali schematizzate. Nel XVII secolo il ritratto barocco si divise in due filoni dominanti: quello del ritratto di parata, idealizzato e sontuoso, e quello del ritratto psicologico.
Il ritratto di Rembrandt spinse l'indagine fisionomica e psicologica del modello reale dandogli un'intensissima umanità.





Ormai genere di largo consumismo, il ritratto ebbe diverse tipologie, divenne segno di conquistata condizione sociale, ebbe funzioni celebrative e commemorative, fu documento d'affetto o pegno d'amore. Fondamentale fu l'influsso della Francia sul ritratto d'apparato, basato sulla ricchezza del costume, e nel ritratto allegorico e galante. Sul finire del secolo iniziò un nuovo tipo più spoglio e quotidiano. Nell'Ottocento la fotografua destituì il ritratto, ma conservò il favore presso tutte le classi sociali. Si svilupparono la ritrattistica neoclassica, la pittura celebrativa e la ritrattistica romantica (Delacroix), entrambe alla ricerca del sublime con sovrapposizioni cultirali o estetiche. Un equilibrato accordo tra imitazione e idea è della ritrattistica di Ingres, gli impressionisti superarono la fredda artificiosità della "posa", accentuando l'attenzione di uno stato d'animo o su un movimento. Il ritratto moderno è un'immagine soggettiva la cui forma può essere distrutta. Il ritratto convenzionale è ormai estraneo al gusto delle correnti dell'arte, si avvia dunque a diventare appannaggio di artisti mediocri e convenzionali.

 
   

2 commenti:

  1. Molto spesso preferisco i panorami o determinate scene ai ritratti ... pero' se proprio deve essere ritratto ... allora che sia quello di Rembrandt con la sua attenta perfezione ma anche con una buona carica emotiva e psicologica :oD

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  2. @ ZeN: Belli i ritratti, li preferisco ai paesaggi. Mi piacciono molto quelli realistici. :o)

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