giovedì 19 marzo 2015

L'iconostasi




Dal greco "eikon", immagine, e "histemi", pongo; "eikonostasion": posto delle immagini.
Parete divisoria decorata con icone che separa la navata delle chiese di rito orientale (ortodosse e cattoliche) dal santuario (bema) dove viene celebrata l'Eucarestia. Delimita lo spazio più sacro (presbiterio) a cui hanno accesso solo i religiosi e dove si celebra la messa, dallo spazio riservato ai fedeli. L'iconostasi cela alla vista dei fedeli l'altare e serve a dare mistero allo spazio sacro. Nelle chiese paleocristiane si trasformò in una bassa barriera di marmo detto "balaustra", nelle chiese di rito orientale prevalse una barriera più alta in forma di transenna o portico che veniva addobbata con drappi e in seguito con raffigurazioni pittoriche, le icone, da cui il nome di "iconostasi": là dove stanno le icone. Nelle chiese di rito orientale su ogni iconostasi devono essere presenti almeno le icone di Cristo e Maria. La Chiesa ortodossa russa in genere prevede 5 ordini di icone: i Patriarchi, i Profeti, le feste liturgiche, il Deisis (icone dei santi che pregano intorno a Cristo Pantocrate) e le icone locali o del tempio (più piccole e di disegno meno complesso nelle chiese minori). In Italia le iconostasi differiscono da quelle orientali anche perchè non hanno mai la funzione di supporto per icone. Qualche esempio, l'abbazia di San Pietro in Cuppis (X secolo, a Ischitella, Puglia), Santa Maria Assunta (Torcello, Venezia), basilica di San Nicola di Bari (Bari), chiesa di San Atanasio dei Greci (Roma), chiesa della Martorana (Palermo) chiesa di Santa Maria in Valle Porclaneta (Magliano dei Marsi, L'Aquila).
A Venezia vengono realizzate, ancora in epoca gotica, strutture definite iconostasi, ricche di sculture, come nella basilica di San Marco, in quella di Santa Maria Gloriosa dei Frari e nella chiesa di San Nicolò dei Mendicoli. Nel XII secolo in Francia apparve una struttura simile all'iconostasi detta "jubè", che separava la navata dal coro, un ponte praticabile dal quale venivano lette le scritture. Queste strutture si diffusero anche in Fiandra, in Inghilterra e in altre aree dell'Europa Settentrionale. Furono realizzate, fino al XIV secolo, numerosissime strutture di questo tipo, estremamente decorate. Dopo il Concilio di Trento iniziarono a essere smontate, fino al XIX secolo. Oggi ne rimangono poche, soprattutto nelle piccole chiese della Bretagna. Le iconostasi delle chiese di rito orientale in Italia sono particolamente significative per il loro valore storico-artistico, tra esse le iconostasi delle chiese di San Giorgio a Venezia, San Nicola a Trieste, della Santissima Trinità a Livorno, Sant'Anna ad Ancona, Santa Maria degli Angeli a Barletta, dei Santi Pietro e Paolo a Napoli e di San Nicola a Lecce.

  Jubè della chiesa di St. Madeleine (Troyes)


2 commenti:

  1. Incredibili e secondo me inutili :o) una balaustrina basta e avanza! Non che siano brutti eh ... vedo con che impegno li hanno creati e addobbati ... pero' non mi piace proprio l'idea :o( Oltre che sembrare 'il catalogo' dei Santi, hanno un qualcosina di tipo 'sipario teatrale' :o( Non credo ci sia nulla da nascondere la' dietro e la gente non ci va' ... bastano le stanze apposite per la vestizione ... non serve fare la Vandissima eh! :oD

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  2. @ ZeN: Il mistero dà "potenza" ai riti, di qualsiasi religione. Celare i riti alle gente è caricare le persone di timore, reverenza e rispetto. Comunque preferisco le icone ai drappi, almeno sono colorate ... ;o)

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