lunedì 2 maggio 2011

La festa della libertà ebraica


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La Pasqua, in ebraico, si chiama "Pesach", dura una settimana ed è la festa della libertà.
Commemora l'uscita del popolo ebraico dalla lunga schiavitù in Egitto e l'esodo verso Israele sotto la guida di Mosè. Durante il "séder" (ordine), che è la cena solenne della festa, la prima sera, si legge l' "haggadah", il "racconto", che contiene un pò di tutto: cerimonia, canzoni, storia, momenti seri e momenti divertenti. Per tutta la settimana, per ricordare la partenza affrettata dalla terra dei faraoni che non diede tempo di far lievitare il pane, non si mangia nè si tiene in casa cibo lievitato o cibo che sia stato a contatto col cibo lievitato, e si mangia pane azzimo. Non sono consentiti, oltre al pane e al cibo lievitato, frumento, orzo, avena, segale e farro. Il Kasher-le-Pesach (kasher per Pesach) vuole che gli utensili di cucina non debbano essere stati a contatto con i cibi proibiti per Pasqua, quindi vanno cambiati anche piatti, posate, bicchieri e tegami. Gli armadi che hanno contenuto il non "kasher-le-Pesach" vanno ermeticamente chiusi con lo scotch per non cadere nella distrazione di usarne il contenuto. Alcuni usano piatti di carta, in questo periodo. A Bney Brak, in mezzo alla strada, ogni anno vengono installati enormi pentoloni d'acqua bollente per sbollentare gli utensili di cucina e sterilizzarli da pane e lievito: uomini, donne e bambini portano da casa pentole, tegami e posate che vengono "cotti" mentre la strada principale si trasforma in un colorato bazar di articoli per la casa e per le pulizie di fondo, piatti di carta, giochi per bambini, vestiti per signore (si usa vestirsi di nuovo per la festa), turbanti, parrucche, cappelli neri a larghe tese, piume e candele (secondo la tradizione i bambini nascondono in casa 10 pezzettini di pane e il padre, munito di piuma e candela, li deve trovare), tovaglie bianche e colorate, stracci e strofinacci, aspirapolvere e persino scarpe per signora. Tutto in vendita sul marciapiede, tra frotte di bambini, carrozzine, mendicanti e un'altoparlante che ricorda alle donne di vestirsi in modo casto. Questo mentre a due passi la Tel Aviv laica e godereccia continua a consumare tranquillamente anche il pane.
La sera della festa tutti faranno il "séder", credenti e non credenti, religiosi e non religiosi, da tutte le finestre si udirà la vocina del bambino più piccolo della famiglia, in piedi sulla sedia, ripetere la sua rituale domanda, la stessa da millenni: "Perchè tutte le sere mangiamo pane e questa sera solo "matzà"? (pane azzimo). 

 

8 commenti:

  1. Sono belli questi post che parlano di tutto il mondo! C'e' sempre da imparare .... grazie!

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  2. Sono belli questi post che parlano di tutto il mondo! C'e' sempre da imparare .... grazie!

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  4. Sono belli questi post che parlano di tutto il mondo! C'e' sempre da imparare .... grazie!

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  5. @ ZENITeNADIR: Grazie ZeN! Sono "chicche" del mondo.

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  7. @ ZENITeNADIR: Grazie ZeN! Sono "chicche" del mondo.

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