Proverbio

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Da "verbum", parola.
Sentenza breve e concisa di origine popolare e di vasta diffusione che contiene una norma, un insegnamento tratti dall'esperienza. I proverbi hanno una diffusione universale e si presentano spesso in forme straordinariamente simili presso i popoli più diversi. Nelle culture più evolute tendono a vedere ristretto il loro campo d'impiego al livello popolare. Spesso i proverbi non rappresentano la codificazione di una "verità", ma piuttosto formule di comodo poste sotto l'autorità della tradizione. Nel corso dei secoli possono anche mutare di significato, per esempio il noto "al contadino non far sapere quanto è buono il formaggio con le pere", che oggi intende che il formaggio è buono con le pere, come ben sanno i contadini, in origine significava invece "è inutile fare il misterioso con chi è addentro a una determinata questione". I proverbi contengono frequentemente parole arcaiche: "chi aspettar puole infine ha ciò che vuole" o create per l'occasione, in particolare per la rima: "anno bisesto anno senza sesto"; "terzo aprilante quaranta di durante", il tempo che fa il terzo giorno di aprile domina poi per quaranta giorni; o costruzioni insolite: "male non fare paura non avere". Nella maggior parte sono caratterizzati dalla rima: "aria di finestra colpo di balestra" o dall'assonanza: "aprile, non ti scoprire" o da varie forme di bisticcio: "donna, danno", "parenti, serpenti", "fratelli, coltelli". Una categoria particolare di proverbi è costituita dai cosiddetti "wellerismi". Si tratta di detti sentenziosi, in genere di contenuto scherzoso, in cui un'affermazione è attribuita a un personaggio più o meno determinato. Il nome deriva da quello di Sam Weller, personaggio del Circolo Pickwick di C. Dickens al quale l'autore mette in bocca molte frasi con tale struttura. In letteratura i proverbi hanno sempre avuto grandissima fortuna, per esempio con Plauto, Cervantes, Shakespeare. I proverbi trattano i temi più diversi, che possono raggrupparsi in varie categorie; la più ampia si riferisce ad affermazioni di indole morale e a norme di comportamento, altri riguardano norme igieniche, regole giuridiche ("chi rompe paga e i cocci sono suoi"), previsioni meteorologiche, prescrizioni agricole, ecc. Altri caratterizzano in chiave satirica i difetti tradizionalmente attribuiti agli abitanti di questa e quella regione o città ("piemontese, falso e cortese"). Sono piuttosto numerosi i proverbi di contenuto erotico. Alcuni perpetuano il ricordo di antiche credenze superstiziose e di usi più o meno scomparsi ("nè di Venere nè di Marte non si sposa nè si parte nè si dà principio all'arte"). Sin dall'antichità classica hanno richiamato l'interesse di filosofi e studiosi: Aristotele ne avrebbe curato una scelta, e poi Crisippo, Zenodoto, Plutarco, Diogeniano. Nel Cinque e Seicento le raccolte si intensificarono e acquistarono grande sviluppo con i grandi folcloristi dell'Ottocento. In ogni parte del mondo ne è stata pubblicata una documentazione enorme, che è oggetto di studio della paremiologia (dal greco "paroimia", similitudine). Tra le pubblicazioni italiane ha particolare rilievo quella di G. Pitrè, che in quattro grossi volumi riunisce i proverbi siciliani, con varianti in tutte le regioni italiane.