martedì 10 maggio 2011

Cuba libre?


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(Da: paesionline.it)

La Habana



L'Avana, due milioni e mezzo di abitanti, settecentomila chilometri quadrati di estensione del tutto privi di illuminazione. Habana Vieja, dal 1519, anno della fondazione, qui si sono affastellate centinaia di chiese, conventi e palazzi in stile barocco coloniale. Nessuno è stato abbattuto e nessuno mantenuto. Per cinque secoli si è splendidamente edificato per poi abbandonare il tutto all'oblio. Si passeggia sui selciati sconnessi, tra palazzi di antico fulgore: la bellezza dell'Avana Vecchia è lo splendore delle rovine, solo qui puoi capire cosa sia una città vecchia di cinque secoli. Adesso sono i turisti i signori del luogo, dopo bucanieri olandesi, africani schiavizzati e biscazzieri ebrei-americani. L'antica capitale di tutte le colonie spagnole del Nuovo Mondo si offre oggi così ai turisti.
Al Barrio Chino è tutto disastrato, sembra appena uscito da un bombardamento aereo, ma qui non c'è violenza, sei all'Avana, capitale della revoluciòn socialista e umanista, non esiste il crimine organizzato e la droga, se c'è, è molto marginale. Le donne si offrono, per un automatismo collaudato nei secoli.
Cuba è ancora un Paese povero ma non misero, gentile, ordinato e accogliente. Il socialismo e il capitalismo coesistono fianco a fianco. Il grosso della popolazione percepisce ancora uno stipendio statale, in media 15 euro al mese, accede solo ai negozi che vendono a prezzi stabiliti e si approvvigiona alla "libreta de abastecimiento" che include solo i beni considerati primari. C'è una sottile fascia di cubani che vive in moneta convertibile, è gente che, una volta passata la linea, non tornerà indietro. A Cuba tutti i bambini vanno a scuola fino a quindici anni con uniformi da college inglese, nessuno lavora, nessuno è sfruttato. Sono invece istruiti, educati, amati, gioiosi e fiduciosi nel mondo. A Cuba, forse l'unico Paese al mondo, si parla italiano, lo parlano bene migliaia di cubani che lavorano nel turismo o che hanno una figlia, una sorella, una cugina sposata in Italia. Con un decreto governativo si sono portate a 170 le professioni aperte alla libera impresa. I più, ovviamente, chiedono licenze di affittacamere o per un ristorante privato nelle stanze di casa (paladar).
I "cayos" sono degli arcipelaghi collegati alla terraferma da chilometri di terrapieni automobilistici costruiti in mezzo al mare, pare sia stato Fidel a volere queste "riserve turistiche", in cui scremare valuta pregiata evitando il contagio dei ricchi capitalisti con la popolazione socialista.

"Cuba libre es el nombre de una bebida. Cuba no es un paìs libre"


 

2 commenti:

  1.   a loro modo stanno meglio di molta gente che vive sommersa nel capitalismo, ma ne rappresentano la fascia piu' povera . E' vero che hanno solo il necessario e, il resto e' un lusso, ma in compenso non hanno problemi di sussistenza e vivono sereni .......forse un po' come i polli in gabbia .... da mangiare c'e', da bere pure ...... tutto il resto si sogna

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  2. @ ZENITeNADIR: L'uomo ha bispgno di sognare, di credere in sè, di dimostrarsi di valere. In una società che ti istruisce e ti alimenta (anche se ai minimi termini) non hai la possibilità di misurarti con sè stesso e di poter tentare i tuoi progetti. Questa è una specie di "schiavitù", perchè limita (o respinge) la libertà di sognare. Va bene, invece, per gli anziani e i bambini, che sono comunque tutelati. Per i giovani...

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