(Da: mucio.net)
Da "public", pubblico.
La pubblicità è un'attività di propaganda che opera per influire sul comportamento degli individui con fini commerciali, mentre la propaganda ha fini politici, sociali, religiosi, cioè ideologici. La pubblicità è una parte del processo aziendale di produzione, distribuzione e comunicazione con il pubblico. Sia la pubblicità che le relazioni pubbliche usano gli stessi mezzi, ed entrambe hanno lo stesso fine, che è quello commerciale: la prima presenta un prodotto o un servizio invitando il destinatario del messaggio a servirsene, in tal senso è parte integrante del marketing; le seconde operano, invece, per creare attorno al prodotto o al servizio, e alle aziende che li offrono, un alone di simpatia e fiducia, un'immagine che sia favorevole.
I primi manifesti pubblicitari sono considerati i fogli di papiro incollati a muri e colonne, usati dai Greci e dai Romani per annunciare spettacoli, giochi, vendite di schiavi; mezzi pubblicitari sono le insegne e le iscrizioni sulle botteghe usati da secoli per richiamare acquirenti. Già in epoca classica, e più ancora durante il Medioevo, era comune una figura di "agente pubblicitario", il banditore. La pubblicità in senso proprio risale al secolo XVII col diffondersi delle gazzette e dei giornali; la prima pubblicità a stampa apparve in Francia nel 1630. In Inghilterra il primo annuncio pubblicitario apparve sul "London Pacific Adviser" nel 1657. Negli Stati Uniti le prime forme pubblicitarie furono i cataloghi per le vendite per corrispondenza che le industrie del XIX secolo inviavano ai pionieri, ai cercatori d'oro, ai cacciatori di bisonti e a tutti quelli che conducevano una vita nomade. In Italia la prima apparizione di avvisi pubblicitari pare sia avvenuta su una gazzetta edita a Venezia nel 1687.
L'utilizzazione della pubblicità in modo sistematico consegue lo sviluppo industriale per battere la concorrenza e far conoscere i sempre nuovi prodotti. Agli inizi del XX secolo, soprattutto in USA, appare una forma diversa di pubblicità: quella che spinge all'uso di beni non assolutamente necessari, dando origine al consumismo. Già dal secondo dopoguerra il consumismo, che si diffonde in tutta l'Europa e soprattutto negli USA, richiede mezzi pubblicitari raffinati, per cui la pubblicità diventa una parte essenziale della programmazione industriale e commerciale di ogni sistema capitalistico. In Italia, agli inizi del secolo (data la scarsa diffusione della stampa) il mezzo pubblicitario dominante è il manifesto: vi lavorano grandi artisti. Il mercato troppo ristretto dei nuovi articoli industriali condiziona le scelte pubblicitarie che sono, in gran parte, rivolte a un pubblico di élite: automobili, elettrodomestici, radio, stazioni termali, luoghi di villeggiatura. Più di massa il settore delle bevande, celebri alcuni manifesti. La prima e più impegnativa campagna pubblicitaria italiana fu quella della Perugina, nel 1936. Durante il fascismo la pubblicità divenne sempre più propaganda del regime, fino a trasformarsi, all'inizio della II guerra mondiale, in propaganda militare. Nella ripresa economica degli anni Cinquanta la pubblicità si riorganizza sul modello americano, contribuendo al boom degli anni Sessanta e introduce anche nel nostro Paese i criteri del consumismo. Nel 1966 gli operatori pubblicitari promulgavano un "Codice di Lealtà Pubblicitaria", fondato su severe norme di comportamento e di autolimitazione per rendere la pubblicità onesta, leale e sincera.
La pubblicità ha molte responsabilità sociali: essa usa i mezzi di comunicazione di massa, riprende e ripropone schemi di vita e ideali di comportamento, incidendo così sulle abitudini , sul linguaggio, sui gusti e sull'idea della vita del pubblico. La pubblicità crea bisogni artificiali, condiziona le scelte, livella i giudizi dei singoli, diffonde tra i consumatori uno spirito di emulazione sempre crescente nelle spese voluttuarie. I pubblicitari, definiti "persuasori occulti", sono considerati dei maghi capaci di far leva sui più profondi meccanismi dell'inconscio. In realtà la pubblicità , consentendo la diffusione dei prodotti, può contribuire a ridurre i prezzi; facilitando le vendite dà impulso agli investimenti produttivi; facilita le innovazioni tecnologiche e aumenta la produttività. E' anche vero che contribuisce alla spinta consumistica aumentando le contraddizioni sociali, spinge alla conquista di un benessere che sembra a portata di mano e che poi di fatto si rivela di difficile acquisizione, con tutte le conseguenze del caso. La funzione della pubblicità, in una società dei consumi, resta però quella di garantire gli sbocchi di mercato e quindi di adattare i consumatori ad accettare i prodotti, accanto a questo aspetto tecnico può coesistere quello più "sociale", di orientare il consumatore al risparmio, aiutandolo a mutare gusti e modelli crecando di interpretarne le esigenze e quindi trasferendo ai produttori le indicazioni di quanto il consumatore necessiti effettivamente per indirizzare così la produzione stessa.
martedì 10 maggio 2011
Pubblicità
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Ciao. Buona giornata
RispondiEliminaCiao. Buona giornata
RispondiEliminaCiao. Buona giornata
RispondiElimina@ Ciao Gemisto, grazie! Buona giornata
RispondiElimina@ Ciao Gemisto, grazie! Buona giornata
RispondiElimina@ Ciao Gemisto, grazie! Buona giornata
RispondiEliminauna volta si diceva 'la pubblicita' e' l'anima del commercio' ..... e fin qui nessuna obiezione ..... poi col passar del tempo .... siamo arrivati a 'la pubblicita' e' l'anima di ....... tutto' ... Si spazia dal prodotto di consumo alla politica ... passando per la religione . In ogni campo c'e' un 'imbonitore' pronto a fare o farsi reclame . Quanta pubblicita' ingannevole esiste?
RispondiEliminauna volta si diceva 'la pubblicita' e' l'anima del commercio' ..... e fin qui nessuna obiezione ..... poi col passar del tempo .... siamo arrivati a 'la pubblicita' e' l'anima di ....... tutto' ... Si spazia dal prodotto di consumo alla politica ... passando per la religione . In ogni campo c'e' un 'imbonitore' pronto a fare o farsi reclame . Quanta pubblicita' ingannevole esiste?
RispondiEliminauna volta si diceva 'la pubblicita' e' l'anima del commercio' ..... e fin qui nessuna obiezione ..... poi col passar del tempo .... siamo arrivati a 'la pubblicita' e' l'anima di ....... tutto' ... Si spazia dal prodotto di consumo alla politica ... passando per la religione . In ogni campo c'e' un 'imbonitore' pronto a fare o farsi reclame . Quanta pubblicita' ingannevole esiste?
RispondiElimina@ ZENITeNADIR: Ingannevole ce n'è, ma soprattutto occulta. C'è chi ci manovra a suon di belle parole, chi ci rincoglionisce col piffero magico e ci conduce (come nella fiaba) giù per un dirupo.
RispondiElimina@ ZENITeNADIR: Ingannevole ce n'è, ma soprattutto occulta. C'è chi ci manovra a suon di belle parole, chi ci rincoglionisce col piffero magico e ci conduce (come nella fiaba) giù per un dirupo.
RispondiElimina@ ZENITeNADIR: Ingannevole ce n'è, ma soprattutto occulta. C'è chi ci manovra a suon di belle parole, chi ci rincoglionisce col piffero magico e ci conduce (come nella fiaba) giù per un dirupo.
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