I lavori di bonifica del Settecento durarono 20 anni con l'impiego di migliaia di operai ma con la rivoluzione francese i lavori subirono un forte rallentamento, nei secoli successivi le poche aree libere dall'acqua divennero sede di piccoli villaggi provvisori con tipiche capanne in paglia e legno dette "lestre" abitati da contadini e pastori che ogni anno scendevano dalle montagne abruzzesi e vi trascorrevano l'inverno. Accanto a loro vivevano i butteri con i loro caratteristici mantelli neri, che non vanno confusi con quelli della Maremma, che in sella ai loro cavalli guidavano le mandrie di vacche maremmane e bufale attraverso la palude alla ricerca di pascoli, ma molti rimanevano uccisi dalla malaria. Ogni anno, in autunno prima di risalire, i butteri organizzavano un'imponente fiera del bestiame, per attirare i clienti realizzarono spettacoli, rodei e giochi. I residenti più poveri dei comuni limitrofi cercavano di sopravvivere pescando o cacciando anche se era vietato. Nelle foreste si rifugiarono i briganti in fuga dalla polizia pontificia che, con una disposizione del papa, nel Settecento ebbero diritto di asilo nei dintorni dell'odierno Borgo Montello (Latina) a patto che non si muovessero dalla zona. Le selve sconfinate attirarono molti nobili della capitale che, ospiti dei Caetani, si dilettavano in lunghissime battute di caccia, nel Settecento inoltre la caccia attirò visitatori da tutta Europa fra cui il poeta tedesco Goethe. Nel Novecento un progetto che prevedeva finanziamenti governativi ai privati che avessero avviato la bonifica nei propri terreni causò uno scandalo finanziario con sperpero di danaro pubblico e corruzione: lo "scandalo delle Pontine". La bonifica su vasta scala iniziò solo nel 1928 quando i fascisti sovvenzionarono i latifondisti e la borghesia agricola della zona pagando fino al 75% dei costi.






Gli scenari dell'Agro Pontino e della Maremma Toscana, entrambi ante bonifica, me li immagino pressapoco uguali. Terre malariche appartenute sicuramente a qualcuno ma, di talmente cosi' poco interesse, che ci si poteva passare con le mandrie, cacciare, pescare e, volendo, anche abitare in maniera posticcia per brevi periodi. I luoghi piu' salubri dell'Agro Pontino erano sicuramente i piccoli paesi particolarmente lontani dalla Costa, quasi a ridosso degli Appennini, ma nonostante la pericolosita', le paludi venivano viste come un occasione 'lavorativa' piu' libera, la' ci si poteva arrangiare meglio perche' non vi erano controlli. In queste terre, oltre chi cercava di sbarcare il lunario, erano anche ottime per nascondersi, se si era in fuga, o per effettuare il brigantaggio. Oltre i Paesi piu' internati, nell'agro Pontinio troviamo anche delle antiche' realta' di mare, abitate da pescatori o da guarnigioni in servizio di controllo e difesa territoriale. L'Agro Pontino lo conosco poco ma, confrontandolo, preferisco di gran lunga la Maremma!
RispondiElimina@ ZeN: Ehhhh...come diciamo noi la "Maremma hane" non era così attrattiva un tempo. :D
RispondiEliminaL'Agro Pontino ha avuto una storia diversa dovuta alla forte influenza papale (a noi risparmiata...) e dei nobili che si trascinava dietro. I nostri nobili "baciavano l'anello" ma godevano di più libertà. Qui imperavano, a ocio, i Caetani che presero l'Agro come una riserva personale di caccia per sè e i loro nobili ospiti, la gente che cercava di viverci era ridotta al lumicino, chiappava tutto quello che trovava, magnava tutto, si accontentava di tutto pur di poter stare impiedi sulle gambe, pur col pericolo di essere puniti a causa del divieto. Si sà che non era terra loro ... :o/
Su questa "comunanza" fra nobile caccia, briganti e poveracci, era fondato all'epoca l'Agro Pontino, una terra estrema, ma non per tutti. O.o'