Il villaggetto degli operai che lavoravano nelle tombe reali sembra piu' un lager che un borghettino :o( Le persone vivevano sotto un costante controllo e in situazioni di miseria e sovraffollamento. Questa era la quotidiana realta' ed e' immaginabile cosa potesse accadere quando i lavori alle tombe si fermavano o addirittura terminavano. Per queste genti, la morte di un faraone rappresentava sicuramente un momento di gioia visto che il successore avrebbe aperto nuovi cantieri e tutti loro avrebbero iniziato nuovamente a prestar opera. Presumibilmente le abitazioni erano abitate sempre dalle stesse famiglie dato che i mestieri artigiani venivano tramandati da padre in figlio. Vedendo tutto cio' viene spontaneo chiedersi se queste persone, pur lavorando per il faraone, fossero considerati al pari di nulla ... eheheh se invece, al contrario, tutto sommato erano tra i 'fortunati', in quale disgraziatissime condizioni versavano i contadini e tutti gli altri lavoratori? :o( Oro per pochi e fame per molti, una societa' economicamente e socialmente molto squilibrata. In questo gramo contesto appare quasi conseguenziale il fiorire di ruberie e di malaffari. La storia del ladro di tombe prosegue ed e' stato bello capire in quale contesto vivesse :o)
@ ZeN: Le società son sempre state costruite a piramide, pochissimi godono la vita a scapito dei tantissimi che più che altro la subiscono. L'Egitto non ci si discosta, chi lavorava per le tombe reali aveva "una marcia in più": una casa, un lavoro e il cibo per il sostentamento della famiglia, diciamo un lavoro quasi sicuro e a tempo indeterminato. Gli altri dovevano fare i conti con il fato, le opportunità da cogliere al volo o l'arte di arrangiarsi anche a costo di rimetterci la vita. Ma non è un business dei poveri, le spoliazioni delle tombe sono soprattutto un'introito per chi dirige le operazioni dall'alto dando indicazioni mirate, quelli che mai verranno nominati ma ne trarranno il maggiore profitto. :o/
Il villaggetto degli operai che lavoravano nelle tombe reali sembra piu' un lager che un borghettino :o( Le persone vivevano sotto un costante controllo e in situazioni di miseria e sovraffollamento. Questa era la quotidiana realta' ed e' immaginabile cosa potesse accadere quando i lavori alle tombe si fermavano o addirittura terminavano. Per queste genti, la morte di un faraone rappresentava sicuramente un momento di gioia visto che il successore avrebbe aperto nuovi cantieri e tutti loro avrebbero iniziato nuovamente a prestar opera. Presumibilmente le abitazioni erano abitate sempre dalle stesse famiglie dato che i mestieri artigiani venivano tramandati da padre in figlio. Vedendo tutto cio' viene spontaneo chiedersi se queste persone, pur lavorando per il faraone, fossero considerati al pari di nulla ... eheheh se invece, al contrario, tutto sommato erano tra i 'fortunati', in quale disgraziatissime condizioni versavano i contadini e tutti gli altri lavoratori? :o( Oro per pochi e fame per molti, una societa' economicamente e socialmente molto squilibrata. In questo gramo contesto appare quasi conseguenziale il fiorire di ruberie e di malaffari. La storia del ladro di tombe prosegue ed e' stato bello capire in quale contesto vivesse :o)
RispondiElimina@ ZeN: Le società son sempre state costruite a piramide, pochissimi godono la vita a scapito dei tantissimi che più che altro la subiscono. L'Egitto non ci si discosta, chi lavorava per le tombe reali aveva "una marcia in più": una casa, un lavoro e il cibo per il sostentamento della famiglia, diciamo un lavoro quasi sicuro e a tempo indeterminato. Gli altri dovevano fare i conti con il fato, le opportunità da cogliere al volo o l'arte di arrangiarsi anche a costo di rimetterci la vita. Ma non è un business dei poveri, le spoliazioni delle tombe sono soprattutto un'introito per chi dirige le operazioni dall'alto dando indicazioni mirate, quelli che mai verranno nominati ma ne trarranno il maggiore profitto. :o/
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