venerdì 5 agosto 2016

Il Paradiso

Il Giardino delle meraviglie - Hieronymus Bosch (1453-1516)
foto di wikipedia.org



Nome che deriva dal greco "paradeisos", giardino, di origine persiana.
Luogo di perfetta letizia in cui, secondo diverse religioni, andranno le anime dei buoni dopo la morte. Nella religione cattolica è una condizione eterna di gioia e di gloria riservati alle anime dei giusti, destinati dopo la morte alla visione beatifica di Dio.
L'idea del paradiso è comune a molte e diverse tradizioni religiose nelle quali la località mitologica assume di volta in volta nomi differenti. Generalmente le varie rappresentazioni hanno come tratto caratteristico la ricchezza di beni e bellezze naturali. In quanto realtà mitologica, il paradiso ha una collocazione del tutto particolare nel tempo e nello spazio. Il paradiso dei primordi, l'Eden si distingue da quello degli ultimi tempi. Può avere una collocazione celeste o terrestre, in ogni caso rimane luogo sacro dell'al di là.  Al paradiso si contrappone l'inferno, luogo di caduta di quanti non siano stati in grado di superare le difficoltà seguendo l'itinerario per il paradiso.
Il paradiso terrestre è la sede dell'umanità primigenia, nella Bibbia collocata genericamente "in Oriente", un'altra a nord-est della Palestina, alle sorgenti di 4 fiumi fra cui il Tigri e l'Eufrate. Secondo la Genesi la prima coppia umana venne collocata nel paradiso per "lavorarlo e custodirlo". Nel giudaismo il paradiso terrestre diviene sempre più il soggiorno dei giusti defunti, dal quale l'uomo è stato cacciato.
La credenza di un luogo paradisiaco ha origine dalla letteratura sumerica, la credenza di un "giudizio dei morti" risulterebbe presente nel libro sacro del zoroastrismo. La dottrina rabbinica,  che riguarda ricompensa e castigo nell'altro mondo, ha le sue radici nella convinzione che anima e corpo si ricongiungeranno prima del giudizio finale, forse influenzata dalle concezioni greco-romane di un'esistenza dell'anima come entità separata. Il paradiso, nel cristianesimo, è l'unione definitiva tra Dio e l'uomo, la più profonda delle aspirazioni umane che conduce definitivamente alla felicità. Per i Protestanti è l'uomo che ha la possibilità di scampare al giudizio divino mediante i propri meriti e la propria giustizia e non l'accesso al paradiso tramite le buone opere compiute sulla terra. Il paradiso islamico (Janna) è la dimora finale del timorato di Dio, il Corano descrive i beati nei "Giardini di delizie" in cui scorrono ruscelli, spose purissime, frutti abbondanti e bevande, e vestiti di seta e di broccato. Nella tradizione induista esistono paradisi o mondi celesti diversi in cui ogni dio accoglie i fedeli che hanno accumulato karma positivo e che li hanno adorati.
Nel periodo paleocristiano il paradiso celeste fu rappresentato come un giardino fiorito popolato da anime beate in atteggiamento di preghiera. Più tardi il paradiso comparve sempre insieme all'inferno nelle raffigurazioni del Giudizio Universale. Il paradiso terrestre era caratterizzato dalla presenza dei 4 fiumi biblici, divenuti poi simboli degli Evangelisti. Fu immaginato come un giardino ricco di fiori, piante e animali, con l'aggiunta delle figure nude di Adamo ed Eva.

  

3 commenti:

  1. Il paradiso secondo me e' stato 'creato' affinche' l'uomo abbia la speranza che la sua vita non finisca con la morte. In qualche modo per dare un senso alla sua esistenza e spesso per fargli condurre una vita non dissoluta, pena la discesa nei inferi ;o) E' bello pensare che ci sia qualcosa 'oltre' che possa ricompensare le malagrassie che spesso la vita ci presenta. Se c'e' o com'e' sicuramente nessuno lo sa' per certo e solo la fede verso una religione puo' quasi dare questa conferma e qualche ragguaglio circa i particolari ;o)

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  2. negli inferi e non nei inferi! somarun!!! :oD

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  3. @ ZeN: Le credenze e le convinzioni danno grande spinta alla vita, che altrimenti sembrerebbe senza senso (per alcuni, almeno). C'è chi ci tiene moltissimo a lasciare traccia di sè ai posteri, come la sua presenza potesse allungarsi all'infinito, in primis: fare figli, e poi il cognome della casata... :o/
    Son tutte propaggini di sè stessi che (secondo l'intento) perpetuano il capostipite della "casata". I nobili, per esempio, sono pieni di ritratti degli avi, esposti con grande orgoglio, anche fossero stati pirati o corsari. Il nostro attaccamento alla vita va oltre la stessa, non può non esistere un "dopo". Ecchecaxxo! Noi valiamo! XD

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