lunedì 6 aprile 2015

L'Italiano

Dante Alighieri


In linguistica, l'italiano ha conservato le vocali finali e tolto le consonanti finali del latino, questo fatto conferisce a questa lingua la caratteristica, quasi unica nelle lingue europee, che tutte le parole terminano con una vocale, o quasi tutte. L'apporto di altre lingue (lessico germanico, gotico, longobardo, franco) l'influsso francese, con quello provenzale, si fece particolamente intenso durante l'Illuminismo e la Rivoluzione francese, e continuò a far sentire i suoi effetti per tutto il secolo XIX e il XX. La dominazione spagnola in Italia (XVI-XVII secolo) ha lasciato traccia di un certo numero di ispanismi (brio, casco, casta, complimento, creanza, ecc.) e in molte parole che finiscono per -iglia (guerriglia, maniglia, mantiglia, pastiglia, vaniglia). Attraverso lo spagnolo sono penetrati in Italia i nomi di nuovi prodotti di origine americana: cacao, cioccolata, patata. Molto più scarso l'influsso del portoghese (per esempio, marmellata). A partire dal XVIII secolo, e in epoca recente, l'italiano è sempre maggiormente influenzato dall'inglese e dall'americano, a volte adattati alla nostra lingua (bistecca, dribblare, tramvia), ma più spesso sono rimasti nella loro forma originale (baby, bluff, budget, club, film, jet, partner, plaid, sport, staff, stock, stop, tunnel, ecc.). Fuori dai confini politici nazionali l'italiano è parlato nella Città del Vaticano, nella Repubblica di San Marino, nel Canton Ticino e Cantone dei Grigioni (Svizzera), a Malta, in Istria e litorale della Slovenia, nelle ex colonie africane (Eritrea, Somalia, Etiopia), nei maggiori raggruppamenti di italiani emigrati all'estero (soprattutto in America Latina), Monaco e in Corsica (Francia).
La data di nascita della lingua italiana dovrebbe coincidere con la fine dell'VIII secolo o l'inizio del seguente, ma si è propensi a considerare il primo vero documento della lingua italiana i "Placidi Cassinesi", formule contenute in 4 documenti scritti nel Principato di Capua-Benevento fra il 960 e il 963, riguardanti i beni del monastero di Montecassino. Gli scritti dovevano essere compresi da tutti, perciò venne usato il "volgare". La lingua si diffuse nei tribunali, nelle comunità religiose, nelle piazze, nella pratica commerciale dei liberi Comuni e nella gran parte del patriziato cittadino. I poeti della Scuola siciliana della corte di Federico II di Svevia instaurarono una lingua onnicomprensiva, una lingua "illustre", nobilitata dal continuo raffronto dalle due lingue allora più importanti: il latino e il provenzale. Il "capostipite" degli scrittori in volgare fu Guittone d'Arezzo (1235-94), Guido Guinizelli iniziò una nuova tradizione di lingua poetica; il Cantico delle Creature e il misticismo religioso della letteratura umbra rispondeva alle esigenze del tempo, con una forte inclinazione alla metafora e il discorso diretto. Spetta però a Dante il merito di aver fatto assurgere l'italiano a livello di una grande lingua capace di alta poesia. Seguì il Petrarca, con lui la sua importanza aumentò rispetto al latino nel Trecento. Alla fine del Quattrocento il volgare acquistò una forma nuova, nel Cinquecento si capì che si doveva usare una lingua unica come espressione di un'unica cultura nazionale. L'Accademia divenne il centro della diffusione del volgare, l'Università e la Chiesa rimanevano le roccaforti dell'uso del latino. Tra le principali Accademie, da ricordare l'Accademia della Crusca che assunse l'incombenza di compilare un grande vocabolario della lingua. Si cercava una lingua elegante attraverso l'imitazione dei trecentisti toscani, il nodo della questione era se si dovesse considerare il fiorentino (o il toscano) la lingua vera d'Italia o se si dovessero accettare tutte le varianti lessicali. Nel XIX secolo i problemi della lingua italiana sono di grandissima importanza perchè sempre minore diventa il divario fra lingua parlata e lingua scritta, tra lingua del popolo e lingua del letterato, pur essendo la lingua del popolo il mezzo di divulgazione letteraria. 

Dialetti in Italia
foto: wikipedia.org  

2 commenti:

  1. Ho la vaga impressione che l'italiano sia da collocare nella sezione 'specie in via d'estinzione' :o( Vince un mix quasi stenografico formato da 'modello sms' ( x xche' sn tt) 'modello faccine' (lol) e modello sonoro (jajajaj ahahah hihihi gnammy ). La gloriosa tecnica della stenografia classica fu quasi una conquista tecnologica ma non escludeva l'italiano, anzi! Lo stenografo per lavorare doveva conoscere a menadito italiano e grammatica. Vabbe' per farla breve penso che molti non scrivono in italiano perche' proprio non conoscono le regole della sintassi (a prescindere dal grado d'istruzione). Mi vien da pensare: vuoi vedere che in Svizzera lo scrivono meglio di noi? :o(

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  2. @ ZeN: Dopo tutta la fatica fatta per perfezionarlo... :o(

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