martedì 19 marzo 2013

Qui non si riposa




Saranno il 32%. Nel 2043 gli ultrasessantacinquenni in Italia raggiungeranno questa percentuale. Ci sarà bisogno di interventi economici, sociali, di cure, riabilitazione, sostegno all'anziano e alla sua famiglia.
In Italia non succede nemmeno adesso.
Le case di riposo si differenziano soprattutto per il genere di assistenza e la divisione delle spese. Gli anziani non autosufficienti aumentano e molte case di riposo si sono trasformate in Rsa (Residenze sanitarie assistenziali). 
Le case di riposo, per anziani parzialmente autosufficienti, possono essere pubbliche, private o convenzionate. Nelle pubbliche e in quelle convenzionate le spese sono in parte a carico del Servizio sanitario nazionale e in parte a carico dell'utente o del Comune. In quelle private non convenzionate è tutto a carico del paziente. 
Per potere accedere a queste strutture bisogna inserire l'anziano in una lista d'attesa, i criteri usati per l'accesso sono l'ordine di presentazione della richiesta e le condizioni di salute del paziente. Al momento dell'ingresso dell'anziano spesso è richiesta la compilazione da parte di un medico di una scheda sulle sue condizioni di salute.
Prima di firmare il contratto al momento dell'ingresso è meglio leggerlo, compreso il regolamento interno, chiedendone una copia. Devono essere dichiarati tutti i servizi offerti inclusi nella tariffa base e quelli che devono essere pagati a parte. Se è richiesta una cauzione, bisogna farsi rilasciare la ricevuta e farsi restituire la somma quando il paziente esce dall'istituto. 
Il costo medio della retta base mensile (cibo, elettricità, consulti del medico generico) è di 1620 euro, si alza per gli anziani che richiedono più assistenza. In Italia solo il 16% riceve aiuti dalle istituzioni, in media 465 euro al mese. Nel 69% dei casi le rette superano le entrate dell'anziano, e nel 37% dei casi la differenza è di 500 euro, che viene pagata spesso con i risparmi dello stesso anziano.
La legge, per le persone che hanno un handicap permanente grave o ultra 65enni non autosufficienti, prevede che le spese siano divise a metà tra il Servizio sanitario nazionale e il Comune, che può chiedere comunque un contributo all'anziano calcolato secondo l'Isee (la situazione economica dell'anziano). La legge prevede che il calcolo debba essere fatto considerando solo il reddito dell'anziano, invece spesso i Comuni, le Asl e le Rsa calcolano il contributo (che sarà quindi maggiore) considerando anche il reddito dei parenti dell'assistito. Questo porta molte famiglie che devono collocare un proprio parente in una casa di riposo o in una Rsa a pagare l'intera spesa richiesta. In più spesso viene negato il rimborso di quanto pagato indebitamente. 
Per le detrazioni: non è possibile detrarre l'intero importo, sono rimborsate solo le spese mediche e paramediche per cure specifiche, che vanno indicate nella documentazione rilasciata dall'istituto. 
       

4 commenti:

  1. E' terribilmente triste e vero quello che leggo; e se poi ci mettiamo il carico da 12 che non tutti gli anziani hanno una famiglia che li aiuti finanziariamente o che si occupi delle pratiche burocratiche, la faccenda si fa' veramente seria. La cura degli anziani e della primissima infanzia e' stata sempre compito del nucleo familiare ma, sia per motivi economici sia per motivi culturali, la figura della donna angelo del focolare e badante o tata a gratis e' quasi scomparsa. Vista la crisi economica e i tagli che 'il sociale' ha avuto, non credo proprio che la situazione possa migliorare per il momento .... anzi ... :o(

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  2. @ ZeN: Credo l'unica soluzione sia l'organizzazione privata. Mi spiego. Se i "nonni" si riuniscono in appartamenti dedicati solo a loro potrebbero sostenersi a vicenda. Solo in caso di situazioni gravi potrebbe sorgere il problema. Esistono, all'estero, residence appositi con tanto di medico fisso e servizi ad hoc, specifici per gli anziani. Non ricordo il nome (che è in inglese), ma sono una soluzione a molti problemi. Purtroppo, per gli anziani completamente non autosufficienti, il problema rimane, ma almeno per tutti gli altri sarebbe garantita una vita dignitosa. Ho imparato molto bene che sui parenti raramente si può fare affidamento e i figli da mo' che non sono i "bastoni per la vecchiaia" dei loro genitori...meglio sarebbe organizzarsi da soli... :o/

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  3. è un problema serio anche perchè in italia spesso si delega tutto al privato e nulla allo stato. quindi la parola d'ordine è arrangiarsi, e chissà come andrà... parlando già con gli amici a volte si pensa di costruire una comune dove stare tutti insieme e cercando di dividere le spese. si parla anche di eutanasia...una generazione che non vuole vivere rincxxxxx o in un letto, si parla di olanda, si parla e basta. brutta la vecchiaia se non hai la salute ma anche i soldi.

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  4. @ Laraz: Concordo con te. Rispetto alle passate generazioni molti di noi non hanno il culto di Matusalemme...voler vivere a oltranza senza avere la dignità ci pare una pazzia. Bisognerebbe organizzarsi al momento della pensione, crearci tutele da soli, il più possibile. La comune è un modo. Il termine inglese che si riferisce a questi "residence" (che poi sono mini appartamenti di proprietà esclusiva, con i servizi in comune) assomiglia a " Co-Housing", in Italia ce ne sono, specie al Nord. Non credo siano specifici per gli anziani, ma seguono la regola del mutuo soccorso. Acquistano uno stabile o un casale tutti insieme e ognuno mette a disposizione parte del suo tempo per la comunità (far la spesa, o ripetizioni ai bambini, o piccoli lavori di manutenzione, cura dell'orto, ecc).

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