martedì 8 novembre 2022

I Comuni più piccoli d'Italia: Morterone (Lecco) - Ingria (Torino)

 




(foto di Emibuzz)
foto da wikipedia.org





Vista del Resegone

Morterone (31 abitanti, 1.070 mt sul mare, Lecco) è il più piccolo Comune italiano per popolazione, nel paese risiedono soprattutto persone anziane. Della Comunità montana della Valsassina, è composto da numerose frazioni sparse sul territorio che esistevano già nel 1100. Agli inizi del 1900 a causa degli insufficienti collegamenti stradali il paese incominciò a spopolarsi, i 2/3 degli abitanti erano mandriani transumanti nei monti. Dopo il 18 settembre 1943 la casa del parroco don Piero Arrigoni divenne punto di raccolta di prigionieri fuggiaschi, militari sbandati ed ebrei ricercati, per questo il Comune ha ricevuto numerose onoreficenze dall'Anpi, dal Gruppo partigiano socialista di Milano e dal cardinale di Milano Carlo Maria Martini. Oggi giovani agricoltori hanno ripreso l'allevamento del bestiame con la produzione di latte e stracchino, i boschi di faggio sono una risorsa economica per le aziende forestali e nei mesi estivi i suoi abitanti crescono con il ritorno delle famiglie del posto e dei turisti, in loco ci sono numerosi agriturismi.


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Ingria (Città Metropolitana di Torino, 42 abitanti) è uno dei Borghi più belli d'Italia.





Vecchia sede comunale

Si trova in Val Soara, si estende su 21 frazioni oltre il capoluogo, molte delle quali disabitate. Dai primi del Novecento ha subìto un fortissimo spopolamento, gli abitanti avevano l'antica tradizione di lavoro dell'artigianato del rame (magnin) che li portava nei mesi invernali nelle pianure piemontesi, lombarde, in Liguria, in Svizzera e in Francia.


2 commenti:

  1. Queste piccole realta' lasciano incantati proprio per la loro voglia di non trasformarsi in paesi fantasma. Quando si tocca questo tasto penso al mio posticino del cuore e di come ogni anno perde abitanti e attivita' commerciali ... e questo mi mette tanta tristezza :o( Un risvolto positivo potrebbe essere che, se da una parte sono abbandonati dai residenti, dall'altra possono diventare meta stabile di gente non natia che vede in questi luoghi una nuova possibilita' di vita. Solitamente sono molti ad andare e pochi ad arrivare ma con loro portano nuove idee e tanta voglia di fare. Morterone e' il meno abitato e, forse, il peggio collegato col resto del mondo. Non esiste nessun negozio e solo per comprare il pane c'e' bisogno di percorre, per una quarantina di minuti, strade strette e pericolose. L'immancabile chiesetta e' molto graziosa e, sia lei che la gente comune, vantano di un passato volto ad aiutare i vari perseguitati. Ingria e' invece di poco piu' abitata ma, a differenza di altre localita' anche piu' grandi, sindaco e cittadini hanno fatto squadra per promuovere i prodotti locali, le proprie tradizioni e i loro luoghi. Diciamo che sembra un po' piu' attivo, ma contando nel piccolo, ha quasi tre volte i residenti di Morterone. In questi casi il turismo diventa un qualcosa di veramente fontamentale. Personalmente credo che queste piccole realta' dovrebbero essere molto aiutate soprattutto dalle citta' di provincia a cui appartengono. Il progresso esiste e va' usato soprattutto in casi di necessita' quindi, sarebbe meraviglioso se determinati servizi essenziali, anche in maniera ambulante e non giornaliera, dalla grande citta' arrivassero in soccorso dei piccoli paesini che spesso sono in affanno. Lo so', sono una visionaria :o(

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  2. @ ZeN: Lo spopolamento dei piccoli borghi è stata la conseguenza della mancanza di un lavoro sufficiente a una vita dignitosa, è anche vero che gli standard (dopo la rivoluzione industriale) si sono molto alzati, il benessere è approdato nelle città più grandi e non bastava più il "piatto di minestra" ma iniziò il desiderio di una vita più soddisfacente. Poi c'era la scuola, l'istruzione è entrata nei nostri casolari ma la scuola non era raggiungibile quotidianamente. Bisognava avvicinarsi. Ricordo che a Lozzo e dintorni, molti anni fa, non c'erano le scuole superiori e chi poteva permetterselo (una persona...) mandava i figli in collegio, gli altri ragazzi andavano su e giù in corriera tutti i santissimi giorni ma arrivavano (credo) solo alle medie. E lì c'è la neve in inverno... quindi un cambio epocale. Altro grosso ostacolo sono le vie di comunicazione e la sanità che, conseguentemente, era mal raggiungibile. Imperava il "medico condotto", quello che ancora faceva veramente il dottore, e la levatrice, colonne della salute dei paesini. Quindi la gente doveva emigrare ritrovardosi in un ambiente totalmente alieno e sconosciuto dove i "confini" erano "stretti di spalle" per queste persone abituate ai grandi spazi silenziosi. E' un trauma. Ma tornano alle loro radici, ci portano i figli per non perdere la loro vera "casa" dell'anima. Oggi servirebbe più sensibilità sulle loro esigenze, ma loro non si perdono d'animo e le "inventano nere" per promuovere tutti insieme la vita in questi luoghi e l'economia locale. :o)

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