In Somalia (11.700.000 abitanti) durante il Medioevo i flussi commerciali erano dominati da vari sultanati, nell'Ottocento britannici e italiani ne ebbero il controllo, i protettorati britannici erano a nord, quelli italiani a sud e al centro. Nel 1941 tutto passò sotto il controllo militare britannico poi fu ridivisa tra italiani e britannici dopo la II guerra mondiale. Le due regioni si riunirono nel 1960 nella Repubblica Somala. Nel 1969 il generale somalo Mohammed Siad Barre fece un colpo di stato e si insediò come preidente-dittatore rimanendo in carica fino allo scoppio della guerra civile nel 1991. Da allora nessuna autorità o fazione è riuscita a imporre il proprio controllo su tutto il Paese, la Somalia è stata governata da molte entità statali più o meno autonome che esercitano cascuna un diverso grado di controllo del territorio, per questo motivo è stata considerata "uno Stato fallito" ed è ancora oggi uno degli Stati più poveri e violenti del mondo.
In assenza di un governo centrale l'amministrazione della giustizia è regredita a livello locale mentre l'economia si basa sull'allevamento del bestiame, sulle rimesse degli emigrati e sulle telecomunicazioni. Nel 2012 fu istituita la Repubblica Federale Somala. Esistono varie testimonianze che evidenziano l'esistenza di una civiltà piuttosto avanzata nella penisola somala probabilmente riconducibili al leggendario Paese di Punt (citato nella Bibbia e sui geroglifici egizi) che aveva rapporti commerciali con l'antico Egitto e la civiltà micenea a partire perlomeno dal II millennio a.C.
I commercianti di Punt commerciavano incenso, ebano e bovini ma anche merci di altre regioni come oro, avorio e pelli animali, addomesticarono il dromedario nel III millennio a.C. che si diffuse poi nell'antico Egitto e nel Nordafrica. Oggi la società è organizzata secondo il sistema delle tribù, spesso contrapposte tra di loro, l'epoca post-coloniale ha distrutto alcuni fondamenti della società tradizionale somala (per esempio il ruolo degli anziani come mediatori dei conflitti) ponendo numerosi problemi di identità al popolo somalo in bilico tra modernità e feudalesimo islamico. A causa della guerra civile è terra di emigrazione sia verso l'Europa che verso il Sudafrica, l'85% della popolazione è costituito da somali, gruppi etnici minori sono i Bantu, gli Arabi, gli Yemeniti, gli Indiani e i Pachistani.
Tutti gli attuali Stati si son dichiarati autonomi dalla Somalia nel 1991 eccetto il Somaliland che ha dichiarato unilateralmente la propria indipendenza nel 1991 ma non ha mai ottenuto alcun riconoscimento internazionale. Il sistema sanitario pubblico è completamente distrutto, la maggior parte delle strutture esistenti sono gestite da volontari di ONG straniere. La Somalia dipende quasi totalmente dagli aiuti umanitari. Il 50% dei Somali ha mantenuto il tradizionale stile di vita nomade e il dromedario come principale mezzo di trasporto. I trasporti su ruote sono poco sviluppati, non esistono autostrade nè ferrovie. Dopo il 2012 si è registrata una piccola presenza di turisti occidentali, la Somalia ha grandissime spiagge bianche sull'Oceano Indiano, un'ambiente incontaminato nelle Isole Baguni e vaste distese di savana. Lo Stato è stato utilizzato da gruppi criminali come discarica di rifiuti speciali e scorie radioattive estremamente pericolosi gettati in mare al largo delle coste. Dopo lo tsunami del 2005 questi materiali si sono arenati sulle spiagge del Paese. Secondo un'inchiesta uno di questi gruppi criminali era costituito da alcuni italiani (uno di fiducia dell'esercito italiano a Mogadiscio), dall'ex console onorario della Somalia e l'allora presidente somalo oltre a vari industriali del nord Italia. Probabilmente la giornalista Ilaria Alpi e l'operatore Miran Hirovalin (di Trieste) furono uccisi perchè stavano effettuando un servizio su queste attività.
La pirateria marittima somala contemporanea è iniziata alla fine del Novecento, dall'inizio della guerra civile somala. Rappresenta una minaccia costante al largo delle coste della Somalia per la navigazione tra Europa, Corno d'Africa e Asia. In mancanza di un potere centrale numerose navi da pesca straniere (anche europee) approfittano della mancanza di controlli violando i confini marittimi somali per pescare quantità non sostenibili di pesce lasciando senza sostentamento i numerosissimi pescatori locali e per scaricare in mare rifiuti anche altamente tossici e radioattivi. Iniziamente i pirati erano interessati a garantire il rispetto dei confini nazionali, dell'ambiente e della salute, motivo per il quale erano (e in parte lo sono tutt'ora) sostenuti dalla maggioranza della popolazione locale. Dal 2005 molte organizzazioni internazionali hanno creato una task force navale internazionale (Combined Task Force 150) che si assume il compito di contrastare militarmente l'azione dei pirati, nonostante il grande dispiegamento di forze delle varie marine interessate il fenomeno è molto diffuso e nel 2009 si è spostato verso acque più profonde minacciando navi a centinaia di chilometri al largo delle coste somale (nel 2009 è stata attaccata la nave da crociera italiana MSC Melody con 991 passeggeri ma il comandante è riuscito a sfuggire nonostante gli spari coi Kalasnikov dei pirati; un cargo degli Emirati Arabi (con a bordo guardie private) nel 2010 ha reagito con successo a un attacco; nel 2011 la petroliera italiana Savina Caylin è stata sequestrata dai pirati e rilasciata dopo circa 10 mesi; altro sequestro fu quello della nave Enrico Ievoli nel 2011; nel 2012 fu attaccata la cisterna italiana Valdarno, attacco sventato da una squadra della Marina Militare Italiana che arrestò 21 pirati: 10 yemeniti e 11 somali, ecc.). Il Diritto internazionale marittimo prevede che ogni Stato che ferma tramite una propria nave da guerra una nave pirata possa arrestare i suoi membri e processarli presso i propri tribunali, molto spesso invece i pirati sono ricondotti a terra. La maggior parte dei pirati ha tra i 20 e i 35 anni e proviene dalla regione del Puntland, si stima che ci siano almeno 5 bande di pirati e un totale di 1.000 uomini armati, i pirati possono essere pescatori (considerati il cervello delle operazioni grazie alla loro abilità e conoscenza del mare), ex miliziani o ex militari ed esperti tecnici che operano con attrezzature sofisticate quali dispositivi GPS. I signori della guerra, vista la rendita legata alla pirateria derivata dal pagamento dei riscatti per il rilascio delle navi o delle persone, hanno iniziato a facilitare le azioni di pirateria dividendo gli utili con i pirati.
La mancanza di un'ammistrazione centrale crea caos e dal caos non nasce mai niente di buono. La malavita e la violenza generalmente assumo le redini di luoghi che man mano si spogliano di servizi, di strade e di un'economia organizzata. Son terre di nessuno dove localmente regna il piu' forte. La Somalia e' in questo modo da quasi una trentina d'anni e il risultato e' visibilissimo dato che tutto e' tornato indietro di secoli. Sulla stessa via forse, sempre in Africa, credo ci sia la Libia. Certo che piu' passa il tempo e piu' le persone si abituano a determinati stili di vita e piu' purtroppo non si cercano rimedi ... le situazioni radicate sono le piu' difficili da modificare. La pirateria e' forse l'occupazione piu' redditizia perche' molto del resto non fa' sopravvivere. Credo che anche chi emigri difficilmente riesca a integrarsi perche' non conosce regole, non ha studiato e non ha appreso un mestiere specializzato. Molto vero e' il detto che quando si sta per morire, gli avvoltoi gia' volano, difatti molte organizzazioni criminali internazionali hanno trovato qua terra da pascolo. Ecco ... :o(
RispondiElimina@ ZeN: Infatti questo Paese è fermo al Medioevo schiavo delle varie tribù che non fanno altro che scontrarsi per il dominio territoriale, unico pensiero che li sfiora. Tutto il resto è allo sbando totale. Come si può parlare di economia e di progresso, di diritti civili e di dignità in queste condizioni? Impossibile. La dea della violenza e del sopruso impera in un mondo di caos dove le persone per bene cercano di guadagnarsi il pane quotidiano con grandissima fatica e sempre il rischio di aver lavorato per nulla. La mancanza di un governo centrale organizzato permette anche l'ignominia dello scarico nelle sue acque di materiali pericolosissimi da parte dei Paesi occidentali (Italia, a quanto pare, in testa) che qui rimangono impuniti fino ad arrivare a uccidere giornalisti che avrebbero denunciato e forse impedito questo scempio. Poi ci sono i pirati, nelle foto alcuni sorridono, quelli che guadagnano insieme ai signori della guerra cifre ragguardevoli che credo non temano di morire nè di uccidere. E' quello che vedono ogni giorno in terraferma. I Somali sono uno dei popoli più belli della Terra, Dio li ha benedetti per l'estetica ma gli umani la fanno sfiorire molto, molto presto in queste condizioni. :o(
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