Stemma della famiglia Santacroce Publicola
"SANGUINI NON PARCIT VERUS AMOR"
foto da wikipedia.org
In origine famiglia baronale romana insedata nel Rione Sant'Eustachio, rivendicavano origini romane da un Valerio Publicola del IV secolo a.C., politico e militare romano. Di qui il nome del ramo principale di Santacroce Publicola.
Prospero Santacroce o Prospero Publicola Santacroce (1514-89) cardinale
Alleati e vicini di casa degli Orsini vi si imparentarono con diversi matrimoni dai quali ricevettero importanti feudi. Ebbero 4 cardinali e parteciparono costantemente alla vita pubblica e alle vicende economiche di Roma ricoprendone più volte il Conservatorato (magistratura).
Prospero Santacroce introdusse il tabacco a Roma, inizialmente chiamato "erba Santacroce".
Il papa Sisto IV fece confiscare i loro beni, demolire le case e cacciare da Roma la famiglia per la lite di sangue con i Margani nel XV secolo.
Tornarono nel 1501 e fecero costruire un palazzo sulle case demolite. Nel 1599 Paolo Santacroce uccise la madre per motivi di interesse e fuggì a Napoli, al suo posto fu accusato di complicità il fratello Onorio che fu decapitato a Castel Sant'Angelo.
La famiglia si estinse con il principe Antonio che nel 1858 cedette la chiesa di Santa Maria in Publicolis e la casa annessa alla congregazione dei Missionari dei Sacri Cuori.
La chiesa di Santa Maria in Publicolis si trova nel Rione Sant'Eustachio a Roma in Via dei Falegnami, è barocca iniziata nel 1643, fu detta in Publicolis perchè la nobile famiglia Santacroce, che ebbe il giuspatronato (privilegio legale che compete a un ente pubblico o privato che si esprime in un diritto sulle nomine per determinati uffici ecclesiastici e al diritto ai lasciti) della chiesa e pretese di far risalire il suo albero genealogico a Valerio Publicola, quell'appellativo è rimasto. Caduta in rovina nel 1642 fu ricostruita dal cardinale Marcello Santacroce.
Il Monte di Pietà o Palazzo Santacroce-Aldobrandini sorge nel Rione Regola a Roma (1598-1730), dal 1604 ospita il prestito su pegno. Inizialmente era composto da due immobili del cardinale Prospero Santacroce poi ne ne unì un altro acquistato nel 1759, ex palazzo Barberini.
Palazzo Santacroce ai Catinari, Piazza Cairoli, Roma (a destra) di Carlo Maderno (1598-1602), Francesco Peparelli (1630-40) e Giovanni Antonio de Rossi (1659-68).
Rocca o Castello Santacroce (1538) Vejano, Viterbo.
Castello Brancaccio, San Gregorio da Sassola, Roma, è del X secolo, fu acquistato nel 1567 da Prospero Santacroce, modificato nel XVII secolo, nel 1889 fu acquistato dai principi Brancaccio.
Palazzo Altieri o Santacroce Altieri, Oriolo Romano (1578-85) acquistato dagli Altieri nel 1671 e ampliato.
Santacroce, famiglia della nobilta' romana ... finalmente di Roma! ahahah veraci dire, e con presunte (molto presunte) origini risalenti all'antico impero ;o) Sinceramente non li avevo mai sentiti nominare e presumo quindi appartenessero ad una nobilta' inferiore. Affermo cio' perche' nonostante lo spalleggiamento dei blasonati Orsini, qualsiasi papa si sarebbe difficilmente permesso di radere al suolo le proprieta' di una casa nobiliare. I litigi e le contese tra patrizi e religiosi ci sono sempre state perche' quasi tutti i sommi prelati, che discendevano dai grandi casati, influenzavano interessi e distribuzione di ricchezze in favore dei propri parenti. Tra loro non sono mancate antipatie, dispute, conflitti armati, cacciate e confisca dei beni ma l'arrivare a demolire intere proprieta' immobiliari, come un supremo atto di cancellazione dell'altro, era talmente un gesto forte e autoritario che raramente veniva effettuato. Entrambi i poteri sapevano benissino che il tempo avrebbe potuto mutare le situazioni, il nemico sarebbe potuto diventare parente o trasformarsi in un prezioso alleato. Quando si 'toglieva' si sarebbe potuto 'ridare' o 'concedere' come atto per far sottomettere l'altro ma, quando una cosa non c'e' piu' ... non c'e' piu'! Il loro patrimonio immobiliare, ricostruito o successivo, e' ubicato nelle zone piu' ambite di molta nobilta': centro storico di Roma e primo circondario, in cui compare anche la sempre amatissima provincia di Viterbo. Proprio qua e nelle vicinanze di Tivoli possedevano le costruzioni piu' castellifere e antiche. Tra i vari palazzi, mi e' piaciuto in maniera particolare quello di Oriolo Romano e un po' meno quelli presenti in Roma ... ma qua vantavano anche di una bella Chiesa ;o)
RispondiElimina@ ZeN: Credo che anche la nobiltà, l'imparentamento con gli Orsini e le presunte antichissime origini non siano state sufficienti a proteggere dal radere al suolo le dimore romane dei Santacroce. O il papa dell'epoca era loro nemico oppure devono averla fatta devvero grossa...nonostante questo hanno avuto vari manieri e palazzi dentro e fuori Roma, questo indica che dalla loro origine baronale sono riusciti a scalare la "montagna" del prestigio sociale e nobiliare. Indicativo è che per la maggior parte i centinaia e centinaia di nobili (pochi per merito e antica casata) si son ridotti enormemente di numero nei secoli. Dopo il boom dei titoli regalati per parentela con i papi, terre espropriate da altre famiglie titolari, lotte fra di loro e con il Vaticano per piazzarci un loro membro e innumerevoli altre sconcerie, sono rimasti pochi membri che godono veramente dei loro titoli, alcuni per mancanza di eredi, altre per mancanza della capacità di conservarli e farli fruttare. ;o)
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