La popolazione ebraica rimase costante fino agli inizi dell'Ottocento poi aumentò per i flussi migratori dall'Europa Orientale, successivamente arrivarono anche dallo Yemen, dal 1880 gli Ebrei divennero la maggioranza assoluta. Nel 2016 Gerusalemme aveva 882.000 abitanti di cui 536.000 ebrei, 332.000 arabi palestinesi e 3.200 cristiani non arabi.
Benchè ogni anno Israele riceva alcune migliaia di immigrati ebrei, lasciano la città più persone di quante ne entrano, tuttavia l'alta natalità degli Arabi e degli Ebrei ultra-ortodossi continua a far crescere la popolazione. Un quartiere misto è quello di Abu Tor (15.500 abitanti), quartiere laico, abitato da Arabi ed Ebrei, un'eccezione in Gerusalemme, per questo molti giornalisti, diplomatici e impiegati delle Nazioni Unite vivono lì.
I servizi pubblici sono distribuiti in modo ineguale con vasti fenomeni di inefficienza e disagio nei quartieri a maggioranza araba, gli arabi ottengono un minor numero di autorizzazioni per costruire case (ciò ha favorito la sovrappopolazione e l'avvio di costruzioni abusive), circa 93.000 arabi corrono il pericolo di vedersi demolite le loro abitazioni, dal 1967 a oltre 14.000 arabi è stata revocata la residenza permanente mentre molti ebrei laici abbandonano la città. La maggioranza delle richieste di cittadinanza israeliana da parte degli Arabi viene rigettata (si richiede la piena padronanza della lingua ebraica, la fedeltà allo Stato e la rinuncia alla cittadinanza giordana) e c'è una particolare contrapposizione tra gli Ebrei laici e quelli ultra ortodossi, soprattutto per l'indisponibilità dei servizi pubblici e privati.
Durante lo Shabbat (il sabato) c'è il dominio della cucina casherut e la sempre maggiore ingerenza degli ultra-ortodossi nei quartieri laici. Molti ebrei laici, quindi, lasciano la città per trasferirsi sulla costa considerata più liberale e più vitale economicamente. A Gerusalemme il tasso di povertà è molto alto rispetto alla media nazionale (59% degli Arabi, 27% degli Ebrei ultra-ortodossi) come quelli di disoccupazione. L'istruzione pubblica ebraica è impartita in numerose scuole, gli Arabi, sottofinanziati, hanno un'istruzione di qualità inferiore e scuole affollate e inefficienti.
Come ho gia' affermato in precedenza, Gerusalemme sembra piu' una polveriera che una Citta' Santa. Leggendo la sua storia quasi quasi si rimane piu' meravigliati dei giochi forza ancora esistenti tra le diverse comunita' anziche' il fatto stesso che possa essere toponomasticamente divisa in settori. Questo aspetto sociale e' in continuo fermento sebbene i vecchi quartieri, intesi proprio come territorio, siano sempre gli stessi. Eheheh se a Gerusalemme tutto continua a svolgersi come adesso, ovvero con il fenomeno di un'aumento di natalita' nelle comunita' arabe e ultra-ortodosse, mentre nel contempo gli altri residenti preferiscono abbandonarla ... tra qualche decennio, gli effettivi abitanti potrebbero essere solo appartenenti a quelle due comunita'. Tutto questo potrebbe aumentare le tensioni gia' esistenti poiche' immagino che una 'fazione' vorrebbere predominare cercando di scacciare l'altra. Il quartiere musulmano mi e' sembrato spettacolare mentre quello armeno ha piu' del paesone che del quartiere cittadino. E' un peccato che vi siano 'servizi' a diverse volocita' a seconda del quartiere. Mi auguro che un giorno tutta Gerusalemme diventi come Abu Tor e che le persone, sebbene con le loro peculiarita', riescano felicemente a vivere fianco a fianco.
RispondiElimina@ ZeN: Gerusalemme è una polveriera voluta, non è un caso la disparità di servizi, è chiaro che si voglia epurare la città da qualsiasi altro popolo che non sia quello ebreo strettamente praticante. Se non si scacciano gli Arabi con la forza allora viene praticata una politica punitiva per sfiancarli. Considerando che il settore arabo musulmano è definito dall'Onu "occupato" indebitamente, ma che Israele lo considera proprio e lo gestisce senza nessun riconoscimento internazionale "di proprietà", non vedo nessuna intenzione di convivere serenamente, purtroppo.
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