venerdì 22 maggio 2020

La donna nella Storia

Matilde di Canossa
miniatura (1115)
foto da wikipedia.org



Tralasciando l'età della pietra, in cui è facilissimo immaginare il ruolo della donna nelle tribù, facciamo un salto nel Medioevo, periodo in cui la struttura patriarcale non cambiò sostanzialmente di una virgola. In questo periodo la donna aveva un ruolo subalterno sia in famiglia che nella società italiana, la vedova poteva ereditare però la posizione di potere del marito oppure una donna colta trovava le sue opportunità nei conventi.



 Santa Caterina da Siena
di Giovanni di Paolo (XIV secolo)



Nel Rinascimento (XV-XVI secolo) non cambia molto, le donne sono monache, mogli, serve o cortigiane ma nelle classi privilegiate cresce l'alfabetizzazione. Alcune delle più fortunate per la loro posizione sociale si liberano dal lavoro domestico, ottengono un'educazione o hanno un padre o un marito che le permette di coltivare i suoi talenti artistici e culturali come Lucrezia Tornabuoni, Veronica Gambana o Vittoria Colonna.



Vittoria Colonna
di Lucrezia D'Alagno (XIV secolo)



Le donne forti del Rinascimento italiano come Isabella d'Este, Caterina de' Medici o Lucrezia Borgia uniscono l'abilità politica a interessi culturali e il patronato delle arti.
Con la Commedia dell'Arte le donne appaiono anche sul palcoscenico.
Nel Seicento l'attività femminile resta confinata nei salotti, al di fuori della famiglia le donne continuano a trovare opportunità nei conventi e nel teatro musicale, grande mecenate fu Aurora Sanseverino del Regno di Napoli.
Di questo periodo Artemisia Gentileschi, pittrice, e Elena Lucrezia Cornaro, la prima donna in Italia a laurearsi in filosofia.



 Artemisia Gentileschi
di Simon Vouet (XVIII secolo)



Nel Settecento si apre alle donne italiane il campo delle scienze e della filosofia, ci sono soprani e primedonne italiane famose in tutta Europa, ma anche attrici, pittrici, compositrici una giurista e scrittrici.



 Elena Lucrezia Cornaro Piscopia (XVIII secolo)



2 commenti:

  1. Oggi abbiamo dato uno sguardo alla posizione sociale della donna dagli albori del tempo sino al settecento ... i cui miglioramenti sono stati lentissimi. Salvo pochissimissimi casi, veramente piu' unici che rari, ne iniziamo a vedere i primi veri passi avanti solo verso il XVIII secolo. Anzi, sotto alcuni visti di vista e, se le osserviamo in seno alle proprie culture popolari piu' arcaiche, sotto taluni aspetti il loro ruolo si e' involuto. Tanto per fare un esempio, e' sufficiente capire che importanza avesse la donna dell'antica Grecia in confronto a quella vissuta nell'anno 1000. Per avere un minimo di indipendenza e di riconoscimento sociale, dal medioevo arriviamo al settecento. In questo lungo lasso di tempo, fatto di una storia quasi a tappe, alla fine e' riuscita a ricoprire alcune posizioni che sino al momento erano riservate ai soli uomini. Ecco che nel XVIII secolo diventa realta' psservarle intraprendere carriere artistiche e lavorative, ma sempre contrastate dalla maggior parte degli uomini e purtroppo anche da moltissime altre donne la cui mentalita' non era piu' aperta di quella dell'altro sesso. E' bene ricordare che questa sorta di 'evoluzione' non ha interessato completamente tutta la massa femminile ma solo le piu' facoltose o comunque appartenti ad un ceto sociale alto. Eheheh serviranno ancora quasi 300 anni affinche' il femminismo si radichi su vasta scala e le porte del Paradiso si aprano per tutte ;o)

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  2. @ ZeN: Oddio, le porte del Paradiso stanno un tantinin inceppate...si attende fabbro capace da 300 anni. Ahahahaha!
    Oggi ci sono numerose leggi a tutela e rispetto delle donne che nell'agire e pensare comune non sono state nè recepite nè rispettate, anche da molti tutori della legge.
    Esistono donne che sfruttano queste leggi per ricavarne denaro ma la maggioranza è in balìa della società in cui vive, conterranei compresi, che giudicano senza sapere e senza conoscere. Da noi è dura scalzare la vecchia mentalità e non c'entra l'iatruzione e il ceto, è proprio una diffusa mentalità medievale che stenta a essere abbandonata soprattutto per convenienza e "praticità di gestione"... :o(
    Ricordo di una donna violentata, anni fa, a cui in tribunale fu chiesto se avesse avuto i "jeans stretti o no"...come se un paio di jeans aderenti avessero potuto giustificare uno stupro. E da gente togata...quindi credo non ci si debba nascondere dietro a un dito ma ammettere che in Italia siamo lontani anni luce dalla parità e continuerà così finchè le istituzioni non elimineranno dai loro ranghi queste persone che dovrebbero invece punire severamente i soprusi fisici, sessuali, psicologici, sociali e lavorativi. :o/

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