Vendetta del Leone britannico sulla Tigre del Bengala, 1857
foto da wikipedia.org
Le potenze europee erano convinte della necessità di allargare i loro domini, adottarono così una politica imperialista basata sulla supposta missione civilizzatrice che l'uomo bianco aveva il dovere di compiere nei confronti di altri popoli.
Le nazioni con ricche tradizioni e culture molto antiche come la Persia, la Cina e l'India, subirono notevoli restrizioni sulla loro sovranità e indipendenza, la Gran Bretagna fu uno dei principali agenti di questa espansione, considerata la prima potenza coloniale.
La possibilità che la Gran Bretagna si impossessasse del monopolio dei mercati internazionali grazie al suo espansionismo indusse altre potenze europee a una sfrenata rincorsa per la conquista delle fonti di materie prime e di nuovi mercati per i loro prodotti, il risultato fu un'intensa epoca imperialista nella quale le dispute per i nuovi territori condussero spesso a conflitti armati tra le potenze colonialiste.
L'India fu l'orgoglio dell'Impero britannico, per più di 150 anni fu un vasto mercato per i prodotti britannici e un'inesauribile fornitrice di materie prime. Il primo passo verso la trasformazione in colonia fu la concessione ai governatori generali della Compagnia Inglese delle Indie Orientali di agire in nome del governo di Londra (1784), questo controllo rimase fino al 1858 quando l'India divenne a tutti gli effetti colonia britannica.
Nel 1858 fu dichiarata la fine dell'Impero Moghul dopo la deposizione dell'ultimo imperatore e l'India fu governata da un vicerè britannico.
Per quanto riguarda l'accumulazione di terre, furono pochi a poter competere con la Chiesa cattolica che in Asia si arricchì grazie alla devozione degli Europei e alle attività commerciali degli Ordini religiosi, mentre in Occidente (1600 circa) essa possedeva circa 1/3 delle terre produttive delle Americhe, con i latifondi dei Gesuiti nelle colonie spagnole e portoghesi e le piantagioni dei Domenicani dell'America centrale. La Chiesa cattolica inoltre incamerava il 10% di gran parte dei prodotti agricoli dei coltivatori non indigeni e talvolta anche degli indios.
La diffusione del credo cattolico con ogni metodo fu a volte utilizzata come giustificazione per eccidi degli indigeni inermi da parte dei colonialisti, ma ci sono stati anche episodi di difesa delle popolazioni indigene da parte dei missionari. Nel 1570 i Gesuiti riuscirono addirittura a far abolire la schiavitù in Brasile tranne per chi praticava il cannibalismo o rifiutava di convertirsi al Cristianesimo.
Coloni modenesi a Capitan Pastene (Cile), 1910
Famiglia Castagnoli
In Canada sono state molte le ondate migratorie, a iniziare dai Francesi e i Britannici, poi arrivarono gli Irlandesi a causa della carestia dell'isola nel 1846.
Nel XX secolo ci furono due forti ondate migratorie provenienti prevalentemente dall'Europa (1910-13 e 1957), questo rese il Canada un Paese fortemente multicultrale.
Attualmente gli immigrati arrivano dai Paesi del Sud del mondo, dal 2001 ci sono stati circa 250.000 arrivi all'anno.
Il Canada offre maggiori spazi e tutele alle singole culture d'origine definendolo "un mosaico culturale" sancito dall'Immigration Act.
Ci vivono 10.000.000 di Canadesi, 6.500.000 Inglesi, 4.900.000 Francesi, 4.700.000 Scozzesi, 4.354.000 Irlandesi, 3.179.000 Tedeschi, 1.445.000 Italiani, 1.346.000 Cinesi, 1.253.000 Indiani d'America, 1.209.000 Ucraini, 1.035.000 Olandesi, ecc.
L'emigrazione italiana ha riguardato prima l'Italia settentrionale e poi, dopo il 1880, anche il Mezzogiorno.
I periodi di forte emigrazione sono tre, il primo (Grande Emigrazione) è iniziato nel 1861 ed è terminato nel XX secolo. Tra il 1861 e il 1985 hanno lasciato il Paese circa 18.725.000 persone, i loro discendenti (oriundi italiani che possono avere anche la cittadinanza italiana) ammontano nel mondo a 60-80 milioni.
Il secondo periodo (Migrazione Europea) è avvenuto dal 1945 al XX secolo, il terzo è iniziato nel XXI secolo (Nuova Emigrazione) causato dalla crisi economica mondiale che è iniziata nel 2007. Interessa principalmente i giovani, spesso laureati, secondo l'anagrafe degli Italiani residenti all'estero il numero di cittadini che risiedono fuori dall'Italia è di 4.973.000 con un increnento (dal 2006 al 2017) del 60,1%.
Linciaggio contro gli Italiani a New Orleans (U.S.A.)
in seguito all'assassinio dell'agente di polizia David Hennessy, 1891
L'emigrazione degli Italiani tra il 1861 e il 1985 è dovuta principalmente alla povertà e alla mancanza di terra da lavorare, specialmente nel Meridione. Altre difficoltà furono l'insicurezza causata dalla criminalità organizzata, i contratti agricoli non convenienti per gli agricoltori e la sovrappopolazione, soprattutto al Sud.
Gli Italiani andarono nelle Americhe, in Europa settentrionale e nel Regno Unito, in Paesi più industrializzati, che crearono milioni di posti di lavoro non qualificato in tutto il mondo. Tra il 1861 e il 1985 gli Italiani che hanno lasciato il Paese sono stati circa 29 milioni, di questi 10.275.000 sono tornati in Italia mentre 18.725.000 si sono definitivamente stabiliti all'estero senza più tornare.
Mulberry Street, Little Italy
Manhattan, 1900 circa
Tra il 1861 e il 1900 molti si trasferirono soprattutto in Brasile, Stati Uniti e Canada, Argentina, Francia e Germania. Tra il 1901 e il 1940 anche in Svizzera e dal 1946 al 1985 in Svizzera, Germania e Francia.
Una delle comunità storiche di emigrati italiani sono gli italo-levantini che da secoli sono radicati nella moderna Turchia, specialmente a Istanbul e a Smirne. Si sono insediati nel Mediterraneo orientale fin dai tempi delle crociate e delle Repubbliche Marinare, è una piccola comunità di discendenti dei coloni genovesi e veneziani trasferitisi per il commercio tra l'Italia e l'Asia, in Turchia sono circa 4000.
Il "Treno del Sole" Palermo-Torino
destinato agli emigranti meridionali che andavano al Nord.
Poi ci sono gli italo-libanesi (alcune migliaia di persone) derivanti da piccole colonie commerciali insediate nel Medioevo.
Gli Italiani di Odessa sono menzionati già nel Duecento quando vi ancoravano le navi commerciali genovesi. Nel Settecento vi abitavano commercianti e marinai napoletani, genovesi e livornesi a cui si aggiunsero artisti, tecnici, artigiani, farmacisti e insegnanti. Dal 1917 la rivoluzione fece partire molti verso l'Italia o altre città europee e in epoca sovietica rimasero poche decine di italiani.
In Crimea sono una minoranza etnica, vivono soprattutto nella città di Kerc. Nell'Ottocento il porto di Kerc era frequentato da navi italiane, vi giunsero italiani di Trani, Bisceglie e Molfetta. Durante la II guerra mondiale furono deportati dalla Wehrmacht con l'accusa di collaborazionismo. Oggi ci vivono circa 500 persone.
I Genovesi di Gibilterra vivono lì da secoli, stabilitisi durante la Repubblica di Genova. La comunità vi si insediò nel XVI secolo ed era quasi la metà della popolazione. Il Genovese scomparve da Gibilterra nell'Ottocento, nel 2017 i cognomi genovesi o italiani si aggiravano intorno al 20% del totale della popolazione.
I Corfioti italiani vivono nell'isola greca di Corfù con legami alla Repubblica di Venezia. Vivono qui dal 1797 quando erano la classe dirigente. Dal 1870 il governo greco vietò l'uso della lingua italiana temendo l'irredentismo italiano, all'epoca vivevano sull'isola circa 5000 ebrei italiani che furono quasi completamente sterminati dai nazisti.
Tra tutte le nazioni europee che parteciparono all'espanzione colonialista, la Gran Bretagna fu quella che primeggio' sia in oriente che in occidente posando i suoi tentacoli nelle zone piu' economicamente appetibili ovvero in America del Nord e in India. Quando si parla di colonie non possiamo assolutamente pensare ad ondate migratorie pure e semplici ma ad atti di conquista fatti da altre nazioni; e solo dopo le varie dichiarazioni di indipendenza, se persiste l'ingresso di persone 'straniere', possiamo chiamarle 'migrazioni' in quanto chi arriva deve sottostare alle leggi del paese ospitante. Inglesi, spagnoli e portoghesi si spartirono le terre nelle americhe e, come colonizzatori, usarano delle modalita' differenti per insediarsi. Partendo da comuni atti di aggressione, gli inglesi a Nord, fecero una bella pulizia etnica; al centro e al sud, spagnoli e portoghesi tentarono la carta dell'integrazione. Dopo le colonizzazioni. il continente americano (compreso il Canada) si rivelo' comunque come una terra che poteva concedere 'nuove possibilita'' a chi aveva problemi economici a casa propria e divenne meta di persone provenienti dalle piu' disparate zone del mondo. In India invece, dato la sua millenaria cultura e l'esistenza di una struttura sociale radicata nel tempo, dopo il colonialismo, ci fu il famoso 'fuggi fuggi' e, salvo pochi afezionados, ognuno se ne torno' a casa propria :o) L'esercito di ordini cattolici, ben visto e protetto da ogni nazione, fece un lavoro veramente di fino e riusci' ad arricchirsi usando una tattica fatta di piccola mediazione tra coloni e locali e, dispensando cultura, conforto e parole divine, riusci a barattare piatti di minestra in cambio di ore e ore di sudore passate sui campi.
RispondiEliminaGli italiani hanno migrato ... praticamente da sempre e in tutte le parti del mondo ... a volte anche nei luoghi piu' impesati :o) Abbiamo anche noi avuto le nostre colonie e fatto i nostri bravi crimini ... ma, salvo per pochissimi anni, per scelta, la fortuna e' stata tentata nei luoghi dove si pensava ci potessero essere delle possibilita' lavorative e un'economia migliore della nostra (quindi non in Africa). Molto spesso, dove siamo arrivati, abbiamo dovuto subire ingiustizie e discriminazioni ma questo non ci ha assolutamente fermato ... perche' la fame a casa nostra era tanta. Oggi come oggi assomigliamo moltissimo a uno scalo ferroviario in cui c'e' chi viene e c'e' chi va'. Noi vorremmo andare dove poter vivere piu' agiatamente, altri vorrebbero venire da noi perche' rappresentiamo la porta per l'Europa e comunque un luogo migliore di quello che lasciano. Salvo pochi casi di 'voglia di avventura', le persone si spostano sempre quasi esclusivamente per motivi economici e, a seguire, per motivi persecutori.
@ ZeN: Le invasioni armate non passano per "sacrosante" perchè non hanno comunque nessuna giustificazione nè sociale nè economica in quanto perpetrate per soggiogare i popoli autoctoni privandoli delle loro leggi e della loro civiltà. "Vestire gli ignudi" si riferisce ai poveri, non alle tribù amazzoniche nè agli Indiani d'America che avevano un abbigliamento consono al clima. Per non parlare dei nativi australiani... O.o'
RispondiEliminaPortare una nuova religione è un atto di violenza in quanto le religioni dettano anche un modo di vivere quotidiano quindi rappresentano una cultura, figuriamoci imporla.
Gli Inglesi hanno in qualche modo migliorato alcune caste indiane (non certo gli intoccabili), insegnato l'inglese ai colti e un'economia occidentale più moderna. Ma in cambio hanno chiesto il dominio totale sul Paese ottenuto anche con le armi.
Gli Italiani hanno una lunghissima storia di migrazione, quella delle Americhe è servita per creare il Paese che aveva bisogno di manodopera. Terre libere di essere abitate e assetate di persone che con il loro lavoro l'hanno fatta diventare quella che è. Nulla a che vedere con quella odierna dall'Africa, immenso continente batostato dai Paesi industrializzati che lo sfrutta indecorosamente contando su amministrazioni consenzienti che provocano continue guerre lasciandolo nella completa indigenza. Gli Africani non hanno, in Europa, terre libere ed economie in ascesa che possano accoglieli tutti, ma Stati in difficoltà coi loro stessi abitanti. Naturalmente anche oggi sono soggetti allo sfruttamento di gente senza scrupoli. Quindi sono emigrazioni molto diverse per me non paragonabili. ;o)