lunedì 18 giugno 2018

Specie botaniche italiane



Il fico d'India appartiene al genere Opuntia, della famiglia Cactacee. Il suo nome deriva dal greco opus per Opunte, antica capitale della Locride. Il fico d'india (Opuntia ficus-indica) cresce spontaneo in tutto il Mediterraneo, le foglie carnose sono usate per l'alimentazione dei bovini e dei maiali mentre il frutto è ricco di vitamina C. Vi si fanno marmellate, sciroppi e bevande alcoliche (in Messico il conche). Sulle opuntia vive spesso la cocciniglia dai cui corpi essiccati delle femmine gli Aztechi estraevano un colorante rosso-vivo usato per i cosmetici, pigmenti, inchiostri e soprattutto nell'industria alimentare per dare un aspetto più gradevole a cibi e bevande. Nel nostro Paese si trovano nei climi miti lungo i litorali. Il fico d'India è originario del Messico ma naturalizzato in tutto il bacino del Mediterraneo, nell'antichità era diffuso tra le popolazioni del Centro-America che lo coltivavano e commerciavano già ai tempi degli Aztechi presso i quali era considerato sacro con forti valori simbolici. Arrivò nel Vecchio Mondo intorno al 1493 quando Cristoforo Colombo tornò a Lisbona. La pianta raggiunge i 5 mt. di altezza, si propagò tramite gli uccelli e l'uomo che lo trasportava sulle navi come rimedio contro lo scorbuto. In nessun'altra parte del Mediterraneo si è diffusa come in Sardegna, Sicilia e Malta, in alcuni Paesi è diventato infestante, in Toscana ne è vietato l'uso come rinverdimento, riforestazione e il consolidmento dei terreni. l fico d'India ha grande resistenza alla siccità, se consumato in quantità eccessive può causare occlusione intestinale pertanto va mangiato in quantità moderata accompagnato da pane per impedire ai semi di formare "tappi" occlusivi. E' sconsigliato a chi soffre di diverticolosi intestinale. Prodotto tipico siciliano,  (Bastarduna di Calatafimi) quello di San Cono è il fico d'India dell'Etna, entrambi Dop. In agronomia è utile per la difesa del suolo, per realizzare siepi antivento e per la produzione di compost. In Eritrea la pianta è arrivata con la colonizzazione italiana nella seconda metà dell'Ottocento, oggi infesta intere montagne dell'altipiano e costituisce una fonte di nutrimento molto importante per la popolazione, i frutti sono raccolti dai ragazzini che poi li rivendono sui marciapiedi delle città. In Sicilia è l'alimento per l'inizio della giornata, infatti è tradizione consumare fichi d'India durante la colazione, questa usanza è antica, quando il proprietario della vigna donava senza parsimonia i frutti ai suoi vendemmiatori per impedire che mangiassero troppa uva durante il raccolto. Il nome dell'anica capitale azteca Tenochtitlan deriva da nocthli, il nome azteco del frutto del fico d'India. Significa "Fico d'India su una roccia".



Il genere Phillyrea comprende arbusti e piccoli alberi sempreverdi, alcuni tipici della macchia mediterranea, che possono raggiungere i 7 mt.
L'ilatro (Phillyrea latifolia) è un arbusto o un piccolo albero tipico della macchia mediterranea, vegeta fino a 800 mt.



L'ilatro sottile (Phillyrea angustifolia) è come il primo ma con foglie più sottili, vegeta fino ai 600 mt. e colonizza terreni difficili e siccitosi.



Il finocchio o finocchina o finocchietto (Foeniculum vulgare) è una pianta mediterranea conosciuta fin dall'antichità per le sue proprietà aromatiche, pare sia stato coltivato dal 1500. Il finocchio selvatico è una pianta spontanea perenne, alta fino a 2 mt. Quello coltivato è annuale o biennale, raggiunge gli 80 cm. La raccolta del fiore del finocchio selvatico in Italia avviene appena si apre il fiore (agosto-settembre), il fiore può essere usato fresco o essiccato, i frutti si raccolgono in autunno. L'espressione "lasciarsi infinocchiare" deriva dall'abitudine dei cantinieri di offrire spicchi di finocchio agli acquirenti del vino, infatti il finocchio contiene sostanze aromatiche che rendono gustoso anche un vino scadente o prossimo all'acetificazione. La distinzione fra finocchio femmina e finocchio maschio è solo formale, il primo è di forma allungata, il secondo tondeggiante, meno fibroso e più carnoso.



Il genere Phytolacca comprende circa 35 specie perenni arbustive originarie delle regioni tropicali e subtropicali, il nome generico deriva dal greco phyton (pianta) e dalla radice araba lakk (lacca) cioè lacca vegetale per il colore del frutto maturo che, se spremuto, secerne un succo viola scuro che macchia molto. Sono piante importate come specie ornamentali o per le proprietà medicamentose, alcune sono presenti nelle regioni mediterranee allo stato spontaneo e selvatico in terreni incolti, campi, giardini e margini di strade, sia in pianura che in collina. La Phitolacca americana è detta cremesina, amaranto o uva turca, è una pianta molto tossica proveniente dagli U.S.A. e dal Canada diffusa in tutta Italia.



La cremesina arborea (Phytolacca dioica) è un albero sempreverde alto fino a 20 mt. originario della pampa del Sudamerica diffuso in tutta la regione mediterranea. Cresce velocemente ma il legno è morbido e spugnoso tanto da poter essere tagliato con un coltello, per questo è utilizzata nell'arte del bonsai poichè si manipola facilmente. La linfa è velenosa. E' un simbolo dell'Uruguay e dell'Argentina. Ha bacche violacee che macchiano molto, difficilmente eliminabili.
 

2 commenti:

  1. Il fico d'india e', insieme alle nespole del giappone, ai melograni e a poche altre cosette, la mia frutta preferita :o) Gli 'eperti' moderni dell'alimentazione inorridisono quando sentono la combinazione pane+frutta dimenticandosi che e' stata un classica pietanza consumata abitualmente nel passato. In tempi di magra, per i piu' fortunati, era l'unico cibo da poter mettere a tavola. Questa 'combinazione' innanzi tutto nutre e, secondo poi, il pane evita alla frutta di creare occlusioni intestinali, fermentazioni, acidi e altre problematiche intestinali fastidiose :o) Ora mi spiego anche il perche' venga chiamato 'd'india' ... perche' proviene dal Messico, ovvero dalle Indie del periodo di Colombo :o) Non sapevo invece che la cocciniglia 'che colora' prediligesse questa pianta ne' che le foglie fossero usate come alimento per il bestiame ... c'e' sempre da imparare, si'! :o)
    Le due varieta' di ilatro sono sicura di averle viste :o) Le piante che appartengono alla macchia mediterranea spesso non sono bellissime e sembrano sempre abbastanza avare perche' hanno tutto 'piccolo' ... fogliettine, fiorellini ini ini, son bassine ... ma la loro utilita' e' fondamentale per donare tocchi di verde laddove non crescerebbe altro e per dare 'una casa' alle tante specie di animalini che abitano queste zone :o)
    Ohh il finocchietto! ahahah :o) Lo so' che lo conosci benissimo e lo senti nell'aria a miglia di distanza :oD Anche io lo gradisco molto poco se usato senza parsimonia laddove ne servirebbe appena un pochino, e lo detesto nei cibi dove secondo il mio gusto non andrebbe messo per niente :o)
    La cremesina 'arbusto' o 'albero' non so' se mi sono mai capitate di vederle ... pero' ammetto che il colore amaranto e' nella scala dei rossi una tonalita' che gradisco molto :o) Simpatiche le bacchettine ancora verdi 'dell'arbusto' che sembrano tanti microscopici pomodorini e particolarissimo e' il fusto 'dell'albero', quasi inconfondibile :o)

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  2. @ ZeN: Nutrizionisti e dietologi non esistevano all'epoca. Ci mancherebbe altro, quando c'era fame si mangiava quello che era a disposizione! E nessuno c'è mai morto. :D
    La macchia mediterranea cresce in posti abbastanza aridi, le piante si adeguano perfettamente all'habitat creando macchie verdi ma "risparmiano" energie producendo foglie fiori piccoli. :o)
    Beh...il finocchietto è una pianta strausata in cucina...e non solo per il numero dei piatti che condisce, ma per la quantità industriale che viene usata! Essendo fortemente aromatico andrebbe usato in piccolissime quantità per non coprire il sapore del piatto, invece lo copa proprio. Insieme all'anice il suo forte odore nn lo gradisco, sì. O.o'
    La cremesina americana ha dei bellissimi fiorellini che ingannano essendo una pianta molto tossica...non da meno l'arbusto per la tossicità della linfa...mai toccare e tantomeno mangiare piante sconosciute! :o(

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