In provincia di Lecce, Presicce conta 1500 abitanti nel borgo, dista 45 km da Otranto, 56 da Lecce e 102 da Brindisi.
Nel 1088 il castello normanno di Presicce entra a far parte dei possedimenti del Principato di Taranto, nel XII secolo i monaci basiliani scavano nella roccia cripte e frantoi ipogei per accogliere gli abitanti scampati alle incursioni saracene, il primo nucleo abitativo del borgo. Dal 1481 si succedono varie famiglie della nobiltà locale nel feudo e nel 1630 la principessa Maria Cito Moles trasforma il castello in residenza signorile realizzando anche i giardini pensili. Nel 1709 il feudo passa ai De Liguoro che tentano una riforma agraria assegnando le terre ai contadini in enfiteusi e promuovendo la produzione di olio d'oliva, da esportare a Napoli e in Spagna.
Alcune masserie fortificate nei dintorni sono state trasformate in resort, il centro antico è un bianco labirinto di spazi con palazzetti nobiliari e case cinquecenteshe a corte. Qui ogni palazzo ha il suo giardino o cortile e il suo frantoio ipogeo, sotto la città barocca si trova quella della fatica, quella della frangitura delle olive.
Da vedere la chiesa della Madonna del carmine (XVI secolo) con l'altare maggiore scolpito in pietra leccese, colonne tortili, trafori e bassorilievi in stile tardo barocco. Pregevoli il coro settecentesco e i dipinti di Saverio Lilli, interprete della pittura napoletana settecentesca nel Salento. Castello Arditi è neogotico del 1924, trasformazione dell'originaria struttura del Settecento. Anche palazzo ducale è stato vittima delle modifiche del primo Novecento, niente rimane dell'antico fortilizio del Cinquecento, rimangono la cappella dell'Annunziata e il giardino pensile, realizzati nel 1630. Cappella Arditi (1767) accosta la pietra leccese alle decorazioni rococò. Sotto piazza del Popolo si aprono i frantoi ipogei o "trappeti". Nel territorio comunale ci sono 23 ipogei. La facciata della chiesa di Sant'Andrea è in pietra con sobrie decorazioni, ha 8 altari laterali (un tripudio di stucchi) e l'altare maggiore in marmi policromi, di scuola napoletana. Un'altra chiesetta, integrata a questa, risale al 1575, è detta "dei morti" per i suoi sepolcri sotterranei. Il campanile è rinascimentale. Nella parte più antica della cittadina si trovano case a corte di origine cinquecentesca dove uomini e animali vivevano in simbiosi. Gli stretti vicoli confluiscono negli slarghi in cui si trovano il pozzo e il lavatoio. Corte Soronzi è del Seicento. Altri monumenti, palazzo Lia, palazzo Valentini, la casa turrita (del Cinquecento), palazzo Adamo-Izzo, palazzo Alberti (con facciata del Novecento decorata da maioliche napoletane e da un balcone ad archi intrecciati), palazzo Colella Bisanti (del 1563, ampliato nel 1770), palazzo Villani, la casa Cesi e casa Rollo (del Cinquecento), palazzo Arditi (del Seicento), palazzo Seracca (del Seicento) e casa Cara (del 1601).
Il prodotto tipico del borgo è l'olio extravergine d'oliva. Fra i piatti, il pesce fritto e le pittule salentine (frittelle di pasta lievitata da servire con gamberetti, baccalà e verdure o alla pizzaiola con olive, capperi e pomodorini).
La campagna intorno a Presicce ospita diverse masserie, alcune fortificate in seguito alle invasioni saracene e turche, come la Casarana, Del Feudo e Tunna, tutte del Cinquecento. La masseria "De lu Peshcu" è del Seicento e la Monaci è ottocentesca. Nel Settecento sorsero le ville di campagna dei proprietari terrieri chiamate "casine" come Casina degli Angeli (1778) e Casina Celle.
Il Museo della Civiltà Contadina custodisce circa 300 suppellettili e attrezzi da lavoro appartenuti a contadini, maniscalchi, falegnami, fabbri, bottai, muratori, frantoiani, ecc.
Il prodotto tipico del borgo è l'olio extravergine d'oliva. Fra i piatti, il pesce fritto e le pittule salentine (frittelle di pasta lievitata da servire con gamberetti, baccalà e verdure o alla pizzaiola con olive, capperi e pomodorini).
La campagna intorno a Presicce ospita diverse masserie, alcune fortificate in seguito alle invasioni saracene e turche, come la Casarana, Del Feudo e Tunna, tutte del Cinquecento. La masseria "De lu Peshcu" è del Seicento e la Monaci è ottocentesca. Nel Settecento sorsero le ville di campagna dei proprietari terrieri chiamate "casine" come Casina degli Angeli (1778) e Casina Celle.
Il Museo della Civiltà Contadina custodisce circa 300 suppellettili e attrezzi da lavoro appartenuti a contadini, maniscalchi, falegnami, fabbri, bottai, muratori, frantoiani, ecc.
Veramente bello! :o) Viene immediatamente alla mente un'antica economia agricola in cui i 'signori', proprietari terrieri, erano i motori dell'indotto ;o) ... mentre il carburante era costituito dai soliti disgrassia' braccianti che lavoravano e basta :o( A parte cio' e' comunque piacevole sapere che gia' a qull'epoca avevano capito l'importanta di avere un prodotto d'eccellenza ... e tanta era l'eccellenza che veniva lavorato soprattutto in paese nei frantoio ipogei, curato, protetto e coccolato come se fosse oro. Belle le chiese e il museo :o) La localita' appare accogliente e molto ben tenuta si', me piase ;o)
RispondiElimina@ ZeN: E' un borgo molto tipico del posto, ha conservato tutto il suo fascino rurale e intimo. Molto bello non solo per i monumenti, ma proprio perchè narra con la sua urbanistica e le strutture il modo di vivere tradizionale antico. :o)
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