sabato 18 settembre 2010

Vita nei grandi poli industriali


Image and video hosting by TinyPic
(Da: puntoacapo.biz)



A Tamburi la polvere di marmo rosso dell'Ilva tiene compagnia ai vivi come ai morti, si insinua nei polmoni, negli occhi, nelle narici e sulle lenzuola stese al sole. Tamburi è il quartiere di Taranto più vicino all'acciaieria che ha "salvato" la città. Tutto è ammantato dal luccichio della polvere brillante. Qui vivono quasi 25mila persone che sono nate qui e vogliono restare nonostante tutto. Tumori, malattie autoimmuni, allergopatie, tutte queste famiglie conoscono bene questi nomi, perchè non c'è famiglia qui in cui qualcuno non abbia lavorato all'Ilva.
Quartiere Virgiliana di Mantova: un dormitorio nato per i dipendenti dell'allora Montedison, poi Enichem e adesso Polimeri Europa, il polo industriale grande come il centro della città.  Le porcherie che questa gente ha maneggiato per anni non guardano in faccia a nessuno, nemmeno i fiori alle finestre vicino alla fabbrica, che muoiono dopo un giorno, e neppure le rondini, che volavano sopra le ciminiere e cadevano stecchite. Dal marzo di quest'anno è iniziato il processo penale contro la Montedison, si vuole dimostrare che una settantina di morti per tumore che hanno lavorato lì fino al 1989 sono ricollegabili all'esposizione, non adeguatamente protetta, a sostanze tossiche (amianto e benzene) legate alla lavorazione. L'Istituto superiore della Sanità ha dovuto riconoscere che chi abita nel raggio di 2 chilometri e mezzo dal polo industriale ha 25 volte più possibilità di chiunque altro di contrarre sarcomi dei tessuti molli, tumori solitamente rari. 
A Gela tantissimi bambini nascono con problemi di salute, spesso gravi. Patologie alla tiroide, malformazioni cardiache, palatoschisi e il primato mondiale di incidenza di ipospadia, una malformazione dell'apparato uro-genitale. Studi scientifici parlano di una stretta correlazione fra questa patologia e il mercurio. Al reparto clorosoda dell'Eni ci sono 150 tonnellate di mercurio a terra ogni giorno, che venivano spazzate con le scope e raccolte coi mestoli da 30 chili, che gocciolava sugli elmetti, colava in bocca e negli occhi e i cui fanghi venivano scaricati a mare, autorizzati a farlo. Per i malati di tumore a Gela non ci sono servizi, devono andare a Ragusa, Catania o al Nord. Il rapporto tra Gela e la fabbrica è controverso: con quasi il 55% di tasso di disoccupazione, la prospettiva che l'Eni chiuda non va giù. Poi, la società versa ogni anno al Comune tre milioni di euro che però non sono destinate a opere di contenimento dell'impatto ambientale, ma vanno finire agli Affari generali, un salvadanaio a cui si può attingere per ogni esigenza. L'ultima volta, per fare una fontana.

>o<

Il "terzo" mondo E' QUIIIIIII!!! :o(



 

4 commenti:

  1. .....forse il titolo piu' adeguato sarebbe stato: 'morte nei poli industriali' . Le industrie portano lavoro e quindi benessere un po' per tutti.....ma per quale motivo bisogna pagare con la pelle? Non siamo nell'800 in cui ancora non si sapevano i danni causati dai vari inquinamenti. Le leggi per la tutela ci sono, forse sono anche troppe.....ma diventano inutili se nessuno le fa' applicare

    RispondiElimina
  2. .....forse il titolo piu' adeguato sarebbe stato: 'morte nei poli industriali' . Le industrie portano lavoro e quindi benessere un po' per tutti.....ma per quale motivo bisogna pagare con la pelle? Non siamo nell'800 in cui ancora non si sapevano i danni causati dai vari inquinamenti. Le leggi per la tutela ci sono, forse sono anche troppe.....ma diventano inutili se nessuno le fa' applicare

    RispondiElimina
  3. @ ZENITeNADIR: Le leggi ci sono. Praticamente tutti le conoscono. Ma chi deve lavorare deve accettare queste cose. Il problema è un altro: chi dovrebbe controllare, DOV'E'????????

    RispondiElimina
  4. @ ZENITeNADIR: Le leggi ci sono. Praticamente tutti le conoscono. Ma chi deve lavorare deve accettare queste cose. Il problema è un altro: chi dovrebbe controllare, DOV'E'????????

    RispondiElimina