La famiglia Agnelli è celebre soprattutto per la fondazione e dirigenza della F.I.A.T. e la proprietà della Juventus, il nucleo del loro patrimonio è costituito dall'industria automobilistica che ora fa parte del Gruppo Fiat Chrysler Automobiles, ma sono molti i settori in cui possiedono partecipazioni.
Vari membri hanno avuto cariche direttive nel Gruppo Fiat e hanno rivestito ruoli istituzionali come Giovanni Agnelli (senatore del Regno d'Italia), Gianni Agnelli (senatore a vita), Susanna Agnelli (sottosegretario e ministro degli Affari Esteri) e Umberto Agnelli (parlamentare).
Gli Agnelli sono probabilmente originari di Priero (Cuneo) da cui giunsero a Racconigi nel Settecento impiantando coltivazioni di bachi da seta e filande, un ramo nell'Ottocento si dedicò a professioni come medico e giurista, il ramo più famoso sviluppò attività imprenditoriali, tra questi Francesco Agnelli che si stabilì a Torino diventando banchiere. Gli Agnelli sono imparentati con varie famiglie altolocate fra cui i Furstenberg e i Von Hohenlohe.
Giovanni Agnelli (1866-1949) fu imprenditore, politico e militare italiano, capostipite della famiglia di imprenditori torinesi e nonno di Gianni Agnelli. Proprietario terriero, fu tra i fondatori della FIAT nel 1899 di cui fu amministratore e presidente.
Nacque a Villar Perosa (Torino) e fu avviato alla carriera militare diventando ufficiale di cavalleria, ma fu più interessato alla produzione di nuovi mezzi tecnologici, in particolare alla meccanica. A Torino frequentò assiduamente il Caffè di Madame Burello (antico caffè che fu la culla del motociclismo in Italia) dove conobbe alcuni aristocratici appassionati di meccanica e automobilismo, nel 1899 fondò con alcuni investitori la FIAT che ebbe un rapido sviluppo grazie anche alla sua amicizia con Giovanni Giolitti (5 volte primo ministro e presidente del Consiglio dei ministri del Regno d'Italia).
Nel 1906 la FIAT produsse, oltre che automobili, trasporti ferroviari, mezzi di navigazione e aeroplani, nel 1908 avviò la produzione della Tipo 1 Fiacre, prima automobile pensata come taxi che venne esportata in tutta Europa. Con la I guerra mondiale espanse la propria attività rifornendo l'Esercito di armi e materiale militare, ferroviario, ecc.
Nei primi del Novecento punta sui grandi numeri razionalizzando la produzione (al tempo artigianale), nel 1920 acquistò il quotidiano torinese La Stampa che gli consentì di controllare la testata e venne fondato lo stabilimento del Lingotto dove venne impiantata la prima catena di montaggio italiana ispirata alla Ford.
Giovanni Agnelli vide anche un gran futuro per lo sci, per questo acquistò terreni al colle di Sestriere (1928-31) dove costruì la seconda stazione sciistica dopo Bardonecchia.
Fino allo scoppio della II guerra mondiale ci fu un notevole sviluppo della FIAT, iniziò la produzione della prima Cinquecento nota come Topolino che riscosse un ottimo successo internazionale. Negli anni '40 scelse come suo successore il nipote Gianni.
Gli Agnelli sono stati e lo sono tutt'ora una famiglia molto prestigiosa che pur essendo imparentati da lungo tempo con altolocati del centro Europa, con le sue recenti nuove leve, sta volgendo il suo sguardo, e non solo quello, agli USA. Punta di diamante fu Giovanni Agnelli dato che lego' indissolubilmente tutto il nome del casato alle produzioni meccaniche e in special modo al settore automobilistico. Questo non significa che i loro interessi economici non fossero a piu' ampio spettro ma a quei tempi era proprio la meccanica con i suoi prodotti innovativi ed adibiti al trasporto, anche privato e personale, a fare breccia in quel mondo che piano piano stava industrializzandosi. E se Giovanni Agnelli ebbe questa prima rivoluzionaria idea, ovvero quella di creare un'artigianal-fabbrica italiana in quello specifico settore in crescita, suo nipote Gianni coltivo' e fece fiorire all'ennesima potenza quel meraviglioso semino gettato da suo nonno. I legami politica-(grande)imprenditoria sono sempre esistiti perche' se da una parte favoriscono e appianano le strade a 1: l'imprenditore, da l'altro tendono a conservare il posto di lavoro a molti: i dipendenti (almeno in teoria). Tutto questo sistema di 'scambio' di ideali (chiamiamolo cosi') negli ultimi anni ha portato ad una miscelazione quasi insolita di carriere facendo diventare politici molti imprenditori e imprenditori altrettanti politici. In maniera del tutto personale penso che per fare gli industriali non serva solo il capitale ma: una buona capacita' personale, conoscenze giuste e fortuna ... si' soprattutto tanta fortuna che all'atto pratico si trasforma in tante commesse e in un periodo storico particolarmente favorevole. E se l'aiuto di Giolitti servi' a tanto, immaginiamo quanta spinta dette alla Fiat la successiva autarchia e la guerra! Nel bene e nel male, l'Italia possedeva una sua industria meccanica che poteva sopperire alle richieste di mercato in ambito privato, pubblico e bellico. Una manna per i proprietari e per chi aveva bisogno di lavorare ;o)
RispondiElimina@ ZeN: Non credo che il successo industriale o comunque commerciale dipenda dalla fortuna, credo che alcune persone abbiano il "fiuto" per imbarcarsi in un giro d'affari che ritengno il rapida crescita, se poi è anche una passione personale meglio. Nessuna grande espansione industriale è scevra da un connubio fra politici agli alti vertici dello Stato e, in Italia, anche dalle mafie...insomma, tutto da solo non puoi raggiungere certi livelli. Già Giovanni Agnelli capì l'importanza di dover sorvegliare l'informazione comperando La Stampa, si sono poi introdotti il più possibile nell'informazione in generale (Tv, televisione, ecc), potevano mai esimersi di entrare in Parlamento? E' un'affare globale, questo e molti altri. L'Italia ha avuto una grande industria, all'epoca l'unica di questa grandezza, forse, che ha dato lavoro a tantissime persone che quasi morivano di fame. All'inizio non se la passaano bene nemmeno a Torino ma avevano un tetto sopra la testa e un piatto di minestra. Come in tutti gli Stati Occidentali e persino negli Stati Uniti però c'è stato un momento in cui l'ignoranza, su cui era basata tanta ricchezza, ha iniziato a calare e le persone hanno preteso dignità. E' questo il momento in cui inizia il calo dei guadagni degli imprenditori che già s'erano sicuramente "attrezzati" per spostare i loro introiti in altre attività altrettanto remunerative. Vien da pensare che tutto sto sfarzo era basato solo sui bassissimi costi della manodopera...La FIAT è stata l'orgoglio dell'Italia grazie a un genio del commercio e dell'imprenditoria industriale. Ma a che costo... O.o'
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