La provincia di Carbonia-Iglesias ha come capoluoghi Carbonia e Iglesias, comprende i territori del Sulcis e dell'Iglesiente.
Carbonia ha circa 28.000 abitanti, il centro nacque intorno al 1930 per ospitare le maestranze impiegate nelle miniere di carbone avviate in quegli anni dal regime fascista per sopperire alle necessità energetiche dell'Italia negli anni dell'autarchia. La città fu costruita vicino alla miniera di Serbariu, sostituendo l'omonimo comune ottocentesco, ora inglobato nella città. Terminata l'epoca mineraria Carbonia è diventata un centro di servizi per il territorio e industriale nella vicina area di Portosverme.
Il territorio è ricco di numerose testimonianze di civiltà preistoriche e storiche, la civiltà detta "Su Carroppu" è una delle più antiche della Sardegna (VI millennio a.C.) con reperti archeologici ritrovati a Sirri. Si succedettero altre civiltà preistoriche, visibili in numerose grotte e siti del Comune. Molti i siti nuragici, alcuni di notevole importanza (complesso del nuraghe Sirai e altri). Della civiltà fenicia e punica si ha una testimonianza nell'insediamento di Monte Sirai (nuragico e romano) e altri. Numerosi i siti archeologici romani. Il periodo mediavale è rappresentato dalle vecchie chiese (antico monastero di Santa Maria di Flumentepido, Santa Barbara di Piolanas, Santa Lucia di Sirri, San Narciso di Serbariu, Santa Maria delle Grazie di Barbusi). Segue il periodo del dominio pisano, poi aragonese e spagnolo. Il territorio si ripopola tra la fine del Seicento e il Settecento, prima del dominio piemontese-sabaudo. Nascono insediamenti rurali sparsi di pastori dediti alla transumanza, più sicuri dalle frequenti incursioni barbaresche del Nord-Africa e dalle pestilenze che decimarono la popolazione. Una certa vivacità si ebbe con la concessione di permessi di ricerca mineraria, nell'Ottocento ci fu una forte dinamicità economica dovuta alla scoperta di diversi giacimenti carboniferi. Carbonia, negli anni dell'autarchia, fu meta di un vasto flusso migratorio da altre regioni dell'isola e da Veneto, Marche, Abruzzi, Basilicata e Sicilia. A causa della guerra tutte le miniere furono militarizzate, furono raggiunti i massimi livelli di produzione del carbone con grandi sacrifici e numerosi incidenti, anche mortali. Fu anche attuato un regime di sfruttamento, come l'aumento del costo dei viveri di prima necessità negli spacci aziendali, del costo dell'energia e degli affitti per operai e minatori che provocò il primo sciopero in Sardegna (1942). Dal 1953 circa, con la concorrenza dei carboni esteri (più economici e con minore presenza di zolfo), iniziò la crisi estrattiva del sulcitano, chiusero molte miniere e molti emigrarono.
San Giovanni Suergiu, miniera di Serbario e Monte Sirai
Oltre alle numerosissime zone archeologiche, da visitare la chiesa di Santa Maria a Flumentepido e le rovine dell'antico monastero benedettino (XI secolo), in stile romanico e le costruzioni del periodo fascista (Torre Civica, Teatro Centrale, Dopolavoro Centrale, Palazzo Municipale, ecc.).
Alcune miniere del bacino carbonifero del Sulcis sono state riconvertite a uso museale o come siti di memoria dell'epoca mineraria.
Fra le aree naturali, Monte Rosmarino (principale area verde della città), Pineta Nord di Cortoghiana (resti nuragici e domus de janas), Pineta Sud di Cortoghiana, Area Ambientale della Valle del Rio Anguiddas (lecci secolari sopra la valle di Rio Anguiddas, ricca di domus de janas), olivastro millenario di Barbusi e Oasi Naturalistica di Is Pireddas (macchia mediterranea).
Fra i musei, Museo Archeologico di Villa Sulcis (reperti archeologici della città e dei dintorni), Museo Civico di Paleontologia e Speleologia (miniera di Serbariu, collezione di reperti dal Cambriano Inferiore fino al Quaternario), Museo del Carbone (alla grande miniera di Serbariu), il Museo Sardo delle Attività Agropastorali (materiali del mondo agropastorale, al ristorante Tanit).
Oltre alle numerosissime zone archeologiche, da visitare la chiesa di Santa Maria a Flumentepido e le rovine dell'antico monastero benedettino (XI secolo), in stile romanico e le costruzioni del periodo fascista (Torre Civica, Teatro Centrale, Dopolavoro Centrale, Palazzo Municipale, ecc.).
Alcune miniere del bacino carbonifero del Sulcis sono state riconvertite a uso museale o come siti di memoria dell'epoca mineraria.
Fra le aree naturali, Monte Rosmarino (principale area verde della città), Pineta Nord di Cortoghiana (resti nuragici e domus de janas), Pineta Sud di Cortoghiana, Area Ambientale della Valle del Rio Anguiddas (lecci secolari sopra la valle di Rio Anguiddas, ricca di domus de janas), olivastro millenario di Barbusi e Oasi Naturalistica di Is Pireddas (macchia mediterranea).
Fra i musei, Museo Archeologico di Villa Sulcis (reperti archeologici della città e dei dintorni), Museo Civico di Paleontologia e Speleologia (miniera di Serbariu, collezione di reperti dal Cambriano Inferiore fino al Quaternario), Museo del Carbone (alla grande miniera di Serbariu), il Museo Sardo delle Attività Agropastorali (materiali del mondo agropastorale, al ristorante Tanit).
Questa provincia, salvo per gli antichi insediamenti, e' stata per anni simbolo di lavoro duro, pericoloso e malsano, come lo erano tutte le zone minerarie nelle epoche in cui non c'era ne' sicurezza contro gli infortuni, ne' prevenzione contro le malattie professionali.Questi luoghi, lontani dal mare e privi di altre attivita' economiche, divennero di conseguenza meta di molta gente alla ricerca di occupazione, Dopo la chiusura delle miniere son serviti decenni per bonificare i luoghi e riconvertire il tutto in musei ed esposizioni ... i risultati visti nei video mi fanno veramente piacere :oD
RispondiElimina@ ZeN: Terre bellissime che hanno udito i lamenti dei minatori...non hanno perso la memoria, giustamente. Credo si possa ricostruire benissimo usando la propria storia come base per migliorarsi. :o)
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