giovedì 24 aprile 2014

I campi di concentramento

Dachau


I campi di concentramento sono vasti spazi chiusi da filo spinato o altri elementi, fortemente presidiati, adibiti all'internamento, durante un regime dispotico, di quanti sono considerati avversari per motivi politici o razziali. Spesso questa denominazione è estesa anche ai campi di prigionieri di guerra, ma il diritto lo esclude, in quanto per questi ultimi vige un codice internazionale che regola il trattamento dei prigionierti, la durata della prigionia, ecc.
Nei campi di concentramento, invece, non può esservi legge.
Il primo campo di concentramento fu istituito dagli Spagnoli a Cuba (1868) per rinchiudervi gli insorti. L'esempio fu seguito dagli Inglesi nella guerra del Sudafrica contro i Boeri (1899-1902) che vi rinchusero donne, vecchi e bambini e ve li tennero come ostaggi. I campi di concentramento riapparvero durante la I guerra mondiale per imprigionarvi i cittadini di Stati belligeranti nemici. Altri campi comparvero in Russia dopo la Rivoluzione del 1917, altri in Spagna, durante la guerra civile (1936-39) e in Grecia dopo il fallimento dell'insurrezione comunista del 1944. In Germania i primi campi di concentramento comparvero appena Hitler prese il potere nel 1933, fu subito evidente la politica dello sterminio scientifico, in stretta osservanza dell'ideologia razziale nazista. Col pretesto di "educare" i Tedeschi antinazisti furono internati migliaia di comunisti, socialdemocratici, ebrei, protestanti e obiettori di coscienza. L'organizzazione dei campi ben presto assunse una tale ampiezza che Hitler la affidò in custodia alle SS, la milizia del regime, che formò l'aristocrazia della razza tedesca educata all'obbedienza cieca e a un'assoluta insensibilità morale. In questi campi la tortura era una norma, veniva praticata l'autanasia, primo passo verso l'uso delle camere a gas e i forni crematori. I nazisti concepivano i campi come un'enorme riserva di lavoro servile non pagato e sempre rinnovabile. A questo scopo, fin dall'inizio del II conflitto mondiale, essi organizzarono una ventina di grandi campi distribuiti in Germania (Dachau, Buchenwald, Bergen-Belsen, Ravensbruck, Flossenburg, Oranienburg-Sachsenhausen, Dora, Neu-Bremm, Neuengamme); in Polonia (Auschwitz, Birkenau, Maidanek, Stutthof); in Austria (Mauthausen); in Boemia (Terezin); in Alsazia (Natzwiller, Strithof); a Riga e a Kaunas, nei Paesi Baltici. In ognuno gli internati erano divisi in Kommandos (distaccamenti), secondo il lavoro a cui erano adibiti. I campi sorgevano in luoghi disabitati e spesso malsani, in genere erano composti da baracche in legno costruite dagli stessi internati, circondati da filo spinato con corrente elettrica ad alta tensione e torrette di vigilanza, munite di mitragliatrici, nei punti nevralgici. Il governo in sottordine era affidato a elementi scelti fra gli stessi internati, i cosiddetti Kapò che, contagiati dalla violenza e dall'odio, si rivelarono non meno feroci dei loro persecutori. Il loro capo era il decano, che rispondeva di tutti i detenuti davanti alle SS del comando. Su ogni casacca dei prigionieri era cucito un triangolo di stoffa: rosso per i politici, verde per i delinquenti comuni, violetto per gli obiettori di coscienza, nero per gli asociali, rosa per gli omosessuali, giallo per gli ebrei con sovrapposto un altro rovesciato a formare la stella di Davide. Al centro del triangolo i non Tedeschi portavano l'iniziale del nome della loro nazione e i lenti d'intelletto una fascia al braccio con la parola "idiot". Tutti portavano il proprio numero. Le durissime punizioni, il cibo scarso e spesso inquinato, mietevano vittime e riducevano anche i più forti a scheletri viventi. A scadenze mensili il comando del campo eliminava quanti non erano più abili al lavoro. Degli 8milioni circa di assassinati, 6 furono ebrei, seguiti da una foltissima schiera di prigionieri russi e di zingari. Per citare solo alcuni dati, tra il 1940 e il 1945 nei campi di Auschwitz e di Maidanek furono sterminate 6.312.000 persone, fra cui 8924 italiani; dal marzo al dicembre 1942, 2.084.000 ebrei polacchi; nel primo anno di guerra contro l'Unione Sovietica furono uccisi 66mila ebrei lituani e 330.000 della Russia Bianca. Le cifre ufficiali sovietiche per tutto il periodo della guerra parlano di 4.600.000 uccisi, quelle polacche di 3.450.000, quelle cecoslovacche di 500.000. I deportati italiani furono 43mila, ne sopravvissero solo 3000.
    

2 commenti:

  1. Qua non c'e' tantissimo da commentare, se non solo e unicamente di quanto puo' essere definito 'bestia' l'uomo :o( I campi di concentramento, come dici nel testo, non conoscono padroni perche' usati da molti popoli. Ridurre le persone in schiavitu', perche' e' di questo che parliamo, e' una pratica che l'uomo adotta dalla notte dei tempi ... forse non sempre sono stati confinati tutti insieme in strutture specifiche ... e questo lo sanno bene gli Africani che il loro sangue ha girato il mondo :o( Una cosa considero certa, quella che l'uomo non impara mai ... e spesso il 'popolo' che pate piu' lutti e' il primo che, appena puo', si rifa' con un altro piu' debole :o( una volta sta dentro il recinto a subire, e la volta dopo sta fuori dal recinto e fa' subire ... tutto in una macabra ruota di destini :o(

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  2. @ ZeN: La razza umana, l'ho detto spesso, è la più violenta di tutto il Creato. Vive in bilico fra la civiltà e il caos, le regole e l'orrore. Basta poco per trasformarla nella più bieca specie che percorre il nostro Globo. Quando di definiscono come "umane" le persone non si sa più quanto questo termine possa essere corretto, almeno per alcuni di noi. :o(

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