domenica 12 agosto 2012

I cani da caccia




Esistono diversi sistemi di caccia per i diversi animali delle foreste, per questo l'uomo avviò il cane a più specializzazioni. Il cane è biologicamente e geneticamente un animale che si lascia plasmare, più degli altri mammiferi. Si è adattato a obbedire  e a imparare, di generazione in generazione tramanda ai figli sia quanto assimila sia nuove proprietà fisiche. 
Per vocazione il cane era soprattutto un segugio, il suo istinto lo portava alla ricerca della selvaggina, a stanarla, a spingerla in campo aperto. Ma l'uomo voleva di più da lui, per esempio creò il cane da ferma che, per attitudine e addestramento, doveva arrestarsi bruscamente appena avvertiva la presenza della selvaggina. Diventava immobile come una statua, ogni muscolo vibrava, sollevava una zampa. Era il segnale  che indicava al cacciatore che la selvaggina era là, dove esso protendeva il muso. I cani odierni da ferma comprendono i Bracchi, gli Epagneul, i Griffoni, i Pointer e i tre Setter.
Fu insegnato loro anche il riporto. Per questo lavoro furono creati i retriever, che sono specializzati nel recuperare la selvaggina fra i rovi o nell'acqua. Per stanare dalle tane i selvatici si usarono i Terrier a gamba corta e con una dentatura temibile, furbi, aggressivi, vincitori di dure battaglie.
Ai tempi dei re di Francia si organizzavano eventi mondani e fastosi con la caccia al cervo e alla volpe, si usavano  grandi e nobili razze come il Grand Bleu de Gascogne, il Poitevin, il Chien d'Artois. Lavoravano in muta, accompagnati dai corni e da schiere di bracchieri, di battitori e di cavalieri. 
Carlo I di Lorena, per allevare e allenare i suoi cani, confiscò 70 foreste e quasi 800 parchi. Luigi XI di Francia era meticolosissimo, programmava ogni cosa nella stagione giusta: la guerra in estate e in autunno; la caccia al cervo e al cinghiale in inverno; la caccia col falcone in primavera. Trascorse le sue ultime ore di vita osservando i cani che acchiappavano i topi nella sua regale camera da letto.
Il re Canuto II (il Magnifico di Danimarca e Inghilterra), maniaco della caccia, emanò un decreto che imponeva di spaccare le gambe di qualsiasi cane (esclusi i suoi) che fosse stato trovato a vagare vicino alle sue tenute di caccia.
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2 commenti:

  1. Adoro i cani da caccia :o) L'unico merito che riconosco ai grandi 'Signori della caccia', ovvero ai 'facoltosi' di tutti i tempi, di aver contribuito allo sviluppo del cane :o) La loro passione ha finanziato la selezione e la salvaguardia di molte razze. Calo un velo pietoso invece sulla 'pratica venatoria' e sui 'cacciatori cani'.
    *** Su questa serie di video, al capitolo family, si vedono sempre dei puppini sbatacchiati per tutti i versi :o(

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  2. @ ZeN: purtroppo coi cuccioli è usanza affiancare "cuccioli d'uomo"... :o/
    La pratica della caccia, oggi, non ha alcun senso. All'epoca era spesso necessaria per sopravvivere (a parte i sognori e i re). Eppure è il motivo principale che ha permesso la creazione di moltissime razze, e la loro tutela. ;o)

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