(Da: www.ramsar.org)
Tra le immense paludi del Golfo del Bengala, vicino a Calcutta, è in atto una regressione che si consuma nell'arcipelago di Sundarbans: la lotta degli uomini con la foresta, contro le bestie. Per la vita.
Lotta impari. Le tigri sono sull'orlo dell'estinzione, dopo essere state sterminate fin dai tempi dell'invenzione della polvere da sparo, adesso sterminano a loro volta, protette dalla legge. La regione è percorsa da canali di acque limacciose e infinite mangrovie a volte imbrigliate in reti metalliche messe dalla Guardia Forestale nel tentativo di sbarrare il passaggio alle tigri. A Satjelia, una terra bassa e piatta vicino al Parco nazionale, con 13 villaggi e 50mila persone, si vive nel terrore. La bestia fa parte della vita quotidiana. Qui ci vivono più di mille vedove di tigri, le chiamano così perchè rappresentano un problema sociale. Camminano a testa bassa nei sari bianchi del lutto. Erano mogli di pescatori, avevano atteso giorni in pena al molo in attesa del ritorno dei loro mariti, avevano offerto preghiere alla dea della tigre, Bondibi, acceso candele, supplicato il cielo. E si erano arrese il giorno in cui la barca era tornata vuota.
Eppure non è naturale che la tigre mangi gli uomini, è la natura a essere sottosopra.
Siamo arrivati al punto in cui non c'è più cibo sufficiente nella foresta, non ci sono quasi più cervi, daini e caprioli, falciati dai cacciatori di frodo. E così la loro dieta è cambiata, ora mangiano cinghiali al 60%, anatre al 20% e pesci e uomini al 20%.
Altro fattore di questo snaturamento è il picco delle temperature, l'innalzamento dei mari in India procede a un ritmo di 4,44 mm l'anno. Due delle isole Sundarbans si sono inabissate e il Bangladesh è a rischio: si prevede possa scomparire nel giro di 20 anni. Gli animali del Parco sono fuggiti dalla devastazione della terra che diventa mare. La salinità fa il resto, le tigri si innervosiscono e diventano violente, se sono costrette a bere acqua salata.
L'inverno è la stagione più pericolosa: è la stagione degli accoppiamenti. Le femmine incinte sono più lente e allora ripiegano sugli umani. Studiano l'obiettivo per ore e quando colpiscono lo fanno controvento, per non far sentire il loro odore. Quando attaccano, lo fanno alle spalle: la prima zampata è alla mano destra, la seconda, letale, alla nuca. Per questo alcuni pescatori indossano maschere di legno dietro la testa. Da una ventina d'anni in India, per l'omicidio di una tigre, la pena è l'ergastolo. I pescatori potrebbero smettere di andare a pescare i granchi nella Riserva, è lì che si consuma la mattanza, due casi al mese in media. Ma non c'è altro lavoro: la scelta è tra la possibilità di perdere la vita o la morte certa per fame dei figli.
Per sette chili di granchi, 150 rupie: meno di tre euro.
martedì 1 febbraio 2011
Le vedove delle "belve"
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sono storie molto tristi se pensiamo che per poche rupie i pescatori rischiano la vita ..... forse adesso paga il giusto per il peccatore ..... ma le violenze su Madre Natura alla fine tornano sempre al mittente: l'uomo
RispondiEliminasono storie molto tristi se pensiamo che per poche rupie i pescatori rischiano la vita ..... forse adesso paga il giusto per il peccatore ..... ma le violenze su Madre Natura alla fine tornano sempre al mittente: l'uomo
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RispondiElimina@ ZENITeNADIR: Esatto. Peccato che, in questo girone infernale, i condannati non siano i peccatori.
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