
(Da: www.arengario.net)
Mario Schifano era nato in Libia nel 1934 ed è ancora oggi, a dieci anni dalla sua morte, una novità per la maggior parte del pubblico, in particolare quello internazionale che forse ha sentito parlare di questo artista italiano maledetto.
Schifano, a soli 28 anni, era già stato invitato da un grande gallerista di New York alla mostra del nuovo realismo insieme a quelli che diventeranno i migliori dell'arte contemporanea. Un anno dopo espone una personale nella galleria di Ileana Sonnabend (grande gallerista parigina). Poi nel 1964 la sua prima personale a New York, non male per uno che aveva fatto solo la terza elementare.
Poi, fino al 1983 la sua arte rimase in Italia. Quell'anno difatti espose a New York di nuovo, nella galleria di Anina Nosei a Soho.
Ma come mai i grandi musei del mondo l'hanno snobbato? Come mai le opere del pittore maledetto romano costano "solo" qualche centinaio di migliaia di euro ed altri autori famosi valgono milioni di dollari?
Colpa del mondo dell'arte, distratto dal denaro e dalle mode, o colpa un pò dello stesso Schifano che, anzichè risparmiare energie e idee ha divorato la sua creatività e la sua arte con una produzione intensa.

(Da: www.tribenet.it)
Non nascondeva nemmeno la sua passione per le droghe che consumò in quantità industriali e che lo avevano portato, regolarmente, ad essere rinchiuso dietro le sbarre. i suoi compagni di viaggio artistico agli inizi degli anni 60 erano due artisti romani: Franco Angeli e Tano Festa, coi quali esponeva nelle storiche gallerie La Salita e La Tartaruga. Mario Schifano era sempre "on the road", sia viaggiando davvero che pensando. Aveva uno stile di vita molto romano, molto selvaggio, molto eccessivo, euforico o disperato. Produceva decine e decine di dipinti al mese, molti li regalava. Sperperava il denaro che guadagnava: dalla droga all'hi-fi alle televisioni; il suo atelier ne era pieno, le tv erano sempre accese, lui filmava o registrava con la videocamera i programmi per tirarne fuori fotogrammi che diventavano parte dei suoi dipinti.
Idealista nei primi anni 70, finanziava gruppi extraparlamentari di estrema sinistra senze entrare in politica. Dipingeva di tutto e con tutto. Nella fine degli anni 70 (in Italia c'erano scioperi e terrorismo) Gianni Agnelli gli commissionò una serie di tele per la sua sala da pranzo. Schifano, provocatorio, sfornò una serie di dipinti invasi da bandiere rosse e manifestanti. L'Avvocato li comperò senza dire nulla ma gli chiese di farne un'altra serie per i suoi ospiti più reazionari. Schifano gli dipinse un paesaggio esotico con palme e spiagge. Non era ipocrisia, lui era diviso fra essere un Gauguin metropolitano e un Che Guevara dell'arte. E' vissuto poco, era un artista profondamente umano, ma a modo suo poteva anche essere una terribile bestia.

(Da: www.ilterritorio.com)
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