
I genitori li guardano increduli, allibiti come fossero alieni. Alle volte impotenti come davanti a "mostri" che non riconoscono più. Essere giovani non è mai stato facile, è un passaggio all'età adulta che può essere più o meno lungo, ma mai indolore.
Negli ultimi anni si cerca di comprendere soprattutto quei fenomeni di devianza di fronte ai quali il mondo degli adulti resta sgomento e si sente minacciato: bullismo, disturbi alimentari come anoressia e bulimia, dipendenze da droghe, alcool e addirittura internet. Per fare chiarezza ci può aiutare il passato. Se messi in relazione con i riti iniziatici di molte culture passate, tatuaggi e piercing si fanno più comprensibili. I mass media e internet hanno sostituito nel mondo moderno le antiche figure dello sciamano o del mentore.
Nelle antiche culture, l'ingresso nel mondo adulto avveniva attraverso l'iniziazione. Momenti sacri nei quali la comunità accoglieva il giovane che, dando prova di coraggio, affermava la fine di un modo di essere, quello della spensieratezza e dell'irresponsabilità propria del bambino, in un passaggio irreversibile: dal mondo adulto non si torna indietro. Era come una nuova rinascita.
Oggi il passaggio avviene in tempi più lunghi, gli adulti hanno perso il ruolo di riferimento che avevano nel passato. Per i ragazzi farsi tatuare o applicare un piercing esprime il desiderio di mettersi alla prova, di affermare il proprio coraggio e la propria emancipazione. E' anche un modo per creare legami attraverso una sofferenza fisica. Andato perduto il valore sacro, il gesto oggi viene letto come atto trasgressivo un pò folle. Non è così. Nel passato, per comprendere la nuova condizione di adulto, il giovane poteva contare sull'aiuto di una guida, una figura autorevole che attenuava il trauma del passaggio e ne spiegava il senso. Questo era il ruolo dello sciamano o del guru, del maestro e del vecchio saggio: insegnare al giovane, attraverso la disciplina, a sopportare la responsabilità del suo nuovo status.
Nella nostra cultura orientata alla produttività, gli anziani hanno perso il loro valore iniziatico e anche la scuola fatica a interpretare il suo ruolo formativo, spesso ostacolata dagli stessi genitori, pronti a scontrarsi con insegnanti e presidi per non aver permesso al figlio di usare il cellulare durante le lezioni.
Il mondo degli adolescenti è fatto di competitività e amicizia, di bisogno di autonomia e turbamenti sentimentali e sessuali, di dinamiche di gruppo e familiari.
Senza guide e mete certe, oggi i ragazzi si trovano a barcamenarsi nel loro percorso verso l'età adulta fra cammini incerti e lunghissimi, rimandando più che possono il momento di assumersi le proprie responsabilità. Il 60% dei giovani italiani fra i 18 e i 30 anni vivono ancora con mamma e papà, restano parcheggiati in una sorta di limbo infantile e iperprotetto che condanna tutti (adolescenti e adulti) a un lungo periodo di incertezza.
In un mondo iperprotettivo dove ai giovani tutto sembra essere concesso, gli adulti si perdono. E' importante contenere e stabilire dei limiti. Meglio scegliere con cura a che cosa dire di no, spiegando le scelte e condividendole, per poi mantenerle con costanza e coerenza. Solo recuperando l'importanza del limite, del no, dell'impossibile, gli adulti possono tornare a rivestire il loro ruolo di guida, insegnando agli adolescenti a gestire in modo sano il loro senso di smarrimento, di frustrazione, di rabbia incontrollata nei confronti di un mondo fatto di tanta luce e di tanto buio, di persone con pregi e difetti e di una vita imperfetta.
e' bellissimo questo post! vorrei aggiungere che anche se ci sono state sempre delle incomprensioni tra generazioni, genitori - figli in questo caso, i ragazzi di oggi non mi meravigliano perche' fanno delle stranezze, ogni generazione ha avuto le sue, ma li trovo peggiorati in quanto egoisti e molto ignoranti. :o(
RispondiElimina@ ZENITeNADIR: Anche questo deriva dalla mancanza di una guida. I genitori devono favorire l'indipendenza responsabile, non l'indipendenza fittizia di "fare quello che si vuole". Stanno dietro a figli più che "adulti" come fossero ragazzini, gli impediscono letteralmente di crescere, trattandoli come incapaci di barcamenarsi da soli nel mondo. E difatti... :o(
RispondiEliminaDovrebbero smettere di stare al loro servizio e di recuperare il loro ruolo di trampolino per il mondo, per i loro figli. Essere educatori è una parentesi nella vita di una persona, hanno un ruolo che devono svolgere e che poi finisce. E' questo che non accettano: finisce. Hai visto gli animali? Sono genitori perfetti: insegnano alla loro prole a vivere, danno loro gli strumenti per andare. Poi li lasciano vivere, sta ai figli continuare all'esterno la loro vita usando quello che gli è stato insegnato: ad amare, a rinunciare, ad arrangiarsi, ad accettare le sconfitte, ad essere responsabili, civili, forti. Uomini, insomma. Uomini liberi. :o)