
Figura vestita di nero, in inverno con cappello Borsalino e guanti in nuance. Scarpe brillanti appena incerate, scia di profumo Victor. Bocchino con sigaretta Stop senza filtro fra le dita.
Capelli imbrillantinati tirati indietro come Rodolfo Valentino, completo grigio fumo di Londra, come un Lord, ma con molte taglie in più.
Mio padre.
La sua presenza pregnava le mura di casa, il suo nome dava agitazione solo al nominarlo. Eppure era una figura ratta e sfuggente che non viveva con noi.
La sola minaccia di riferire la marachella all'entità astratta, bloccava ogni parola in difesa. Eppure non era con noi.
Sopracciglie cespugliose che invadevano le palpebre, tre peli sulla punta del naso adunco. Questo essere pareva un primate. Occhietti neri e pungenti, ratti nel captare onde sgradite. Al dito un anello con pietra marrone a sigillo.
Quando sostava in casa, non volava foglia. Lui non voleva essere disturbato mentre mangiava o dormiva. Le passeggiate le faceva da solo, anche le vacanze. In compenso gli venivano consegnate le pagelle da firmare, quando dormivamo. Poi si stancò anche di quello. Demandò a mia madre.
Creatura molto allegra, barzellettiera e loquace all'esterno, in casa era un fantasma che evitava accuratamente la famiglia.
Vedevamo foto di viaggi in solitaria (con mio zio): Berlino, Stoccarda, Copenaghen...Svizzera...Austria...
Portava macchine fotografiche e orologi. Un pò di cioccolata.
Mio padre.
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